Mammite acuta: vuole stare solo con la mamma

Mammite acuta: vuole stare solo con la mamma
María Alejandra Castro Arbeláez

Scritto e verificato la psicologa María Alejandra Castro Arbeláez.

Ultimo aggiornamento: 28 novembre, 2017

 

Probabilmente vostro figlio, che ormai sfiora i due anni, non si separa da voi neanche un minuto. E ogni volta che non potete stare con lui è un dramma. Se vi trovate anche voi in questa situazione, sappiate che sta vivendo una fase di mammite acuta. Sapete di cosa si tratta?

Cos’è la mammite?

Si parla di mammite quando un bambino, sebbene sufficientemente autonomo da potersi muovere da solo,  cerca continuamente la mamma e non sopporta di essere separato da lei. Ciò accade anche se rimane con altre persone con cui ha instaurato un rapporto di fiducia.

Un bambino non può farcela da solo, ha bisogno della protezione dei genitori, soprattutto nei primi mesi di vita. La madre è tutto il suo mondo, la sua figura d’attaccamento. Ma, con la crescita e lo sviluppo di nuove capacità, il piccolo diventa sempre più indipendente e sempre meno bisognoso di aiuto.

Abbraccio tra madre e figlia: mammite acuta?

Quando si manifesta la mammite?

Il culmine della mammite in genere si verifica tra i 10 e i 18 mesi. In questa fase i bambini cominciano a essere più coscienti di loro stessi e diventano più autonomi. Questo significa che sono già in grado di camminare, correre e spostarsi. Il loro obiettivo principale è esplorare il mondo che li circonda, ma sempre al fianco della madre.

La fase seguente si ha un po’ più avanti: tra i 2 e i 3 anni.  I bambini si relazionano con l’ambiente circostante come con le persone che ne fanno parte. Tutto ciò comporta la conoscenza di gente nuova. I piccoli si sentono più a loro agio se la madre è vicina. La vicinanza infonde loro sicurezza.

Infine si potrebbe verificare una fase di mammite intorno ai 4-5 anni. In questo periodo, i bambini vogliono fare tutto con la mamma: fare la spesa con la mamma, cucinare con la mamma e via dicendo. È una specie di “innamoramento” della mamma, che nella teoria psicoanalitica ha ricevuto un suo nome.

Oltre a queste fasi di mammite che vivono tutti i bambini, nessuno escluso, ci sono anche momenti determinati di regressione. Vale a dire periodi di insicurezza in cui i piccoli si aggrappano alla mamma per recuperare la propria stabilità interna.

Molti motivi possono scatenare queste situazioni di attaccamento eccessivo. Alcuni sono dovuti alla fase evolutiva che il bambino vive. Altri sono dovuti a cause esterne, come ad esempio una malattia o la gelosia nei confronti di una fratellino appena arrivato.

La buona notizia è che in genere si tratta di episodi passeggeri e facilmente risolvibili. 

Cosa possiamo fare in caso di mammite acuta?

La soluzione è molto semplice: servono pazienza e buonsenso.

Dobbiamo aiutare nostro figlio a recuperare la fiducia che ha perso. E dobbiamo anche cercare di fare in modo che riesca a stare con altre persone.

È molto importante che imparino a stare con il papà o con i nonni. Per questo dobbiamo lasciarli soli. Innanzitutto cercheremo di far fare loro cose piacevoli, come giocare o leggere un libro di fiabe. Dopo alcuni giorni, potranno dedicarsi ad attività che fanno parte della routine di tutti i giorni.

Il modo migliore di rendere nostro figlio indipendente in così tenera età è sicuramente il gioco.

Possiamo cominciare a giocare con nostro figlio con le costruzioni, la palla, i puzzle o qualsiasi cosa che sappiamo piacergli. Quando lo vediamo immerso nel gioco, possiamo alzarci e allontanarci da lui qualche centimetro, poi qualche metro, senza mai smettere di parlargli, in modo che si renda conto che siamo sempre lì con lui. È una questione di tempo, affetto e pazienza.

giocare con il bambino

Quello che non dobbiamo mai fare

In questa fase evolutiva di nostro figlio, anche il papà soffre molto. Per lui è difficile accettare che suo figlio voglia stare solo con la mamma e che con lui non voglia fare nulla. Dobbiamo tenere ben presente, però, che a questa età il bambino non è consapevole di far soffrire il papà rifiutandosi di stare con lui. Non ha ancora la capacità di provare empatia, ossia di mettersi nei panni di un’altra persona. Semplicemente, con la mamma gli risulta tutto più facile.

Evitiamo di commettere l’errore di pensare che, quando vive una di queste fasi, nostro figlio stia consapevolmente rifiutando le altre persone. Cerchiamo di essere comprensive e farlo capire anche agli altri componenti della famiglia, nonni e nonne, che potrebbero pensare o pronunciare frasi poco opportune per sistemare la situazione.

Infine, ci deve essere ben chiaro che stabilire un vincolo affettivo forte e confortevole tra noi e il bambino favorirà un ottimo sviluppo del piccolo per tutta la sua vita.


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