Parto cesareo: 3 cose da sapere

Parto cesareo: 3 cose da sapere

Ultimo aggiornamento: 27 dicembre, 2022

Che cos’è il parto cesareo? In quali casi si ricorre a questa pratica? E come affrontare il recupero? Scoprite in questo articolo le 3 cose da sapere sul parto cesareo.


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State giungendo al termine della vostra gravidanza e una domanda inizia ad apparire sempre più frequentemente tra familiari e amiche: parto naturale o cesareo? Ovviamente risponderete in base a quanto concordato con il vostro ginecologo, ma sapete bene che le circostanze potrebbero comportare un cambiamento di procedura improvviso.

Nel frattempo, nella vostra testa si accumulano un’infinità di dubbi, dato che uno dei dibattiti immancabili riguarda i pro e i contro del parto naturale e del cesareo, compresi i luoghi che vi porteranno a riconsiderare la modalità in cui partorirete.

Per questo noi di Siamo Mamme abbiamo deciso di raccontarvi nel dettaglio in cosa consiste il parto cesareo, in quali casi si opta per questa procedura e quali sono i postumi dell’operazione. Prendete nota delle tre cose da sapere sul parto cesareo .

Parto cesareo, che cos’è?

Il parto cesareo è un’operazione chirurgica che comporta l’incisione del ventre della madre, la quale raggiunge l’utero, da cui si procede poi all’estrazione del bambino. Tale procedimento avviene mentre la donna è sveglia e può essere programmato in anticipo o eseguito d’urgenza a fronte di una complicazione o di un imprevisto.

Per portare a termine questa operazione, che dura al massimo un’ora, i medici anestetizzano la madre con un’anestesia rachidea (una dose unica a effetto istantaneo) o un’epidurale, somministrata progressivamente tramite un catetere inserito nello spazio epidurale del canale vertebrale.

Una volta anestetizzato il corpo dal torace ai piedi, il chirurgo pratica un’incisione sopra la zona pubica fino ad aprire l’utero e il sacco amniotico per estrarre il neonato. Il piccolo viene lavato rimuovendo i liquidi dalle narici e dalla bocca e tagliando il cordone ombelicale.

A questo punto, l’equipe di neonatologia verifica che la respirazione del piccolo sia normale e che gli altri segni vitali siano stabili, mentre l’ostetrica preleva la placenta per poi suturare le incisioni. Naturalmente, la madre può vedere e tenere tra le braccia il suo piccolo già in sala parto.

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In quali casi si pratica il parto cesareo?

I motivi per cui una donna incinta può effettuare un cesareo, piuttosto che un parto vaginale possono essere vari. Il ginecologo o l’ostetrica decideranno le modalità di parto non solo in base alle condizioni di salute e alla posizione del bambino, ma anche a seconda dell’anamnesi clinica della madre.

I medici possono optare per un parto cesareo di emergenza o programmarlo precedentemente. Di seguito riportiamo nel dettaglio i casi in cui si ricorre a questa procedura.

Casi di parto cesareo programmato

  • Se avete già avuto un cesareo “classico” con incisione uterina verticale (poco frequente) o più di un cesareo, dal momento che si tratta di fattori in grado di aumentare il rischio di una rottura dell’utero durante il parto vaginale.
  • Se avete subito un intervento chirurgico uterino, come una miomectomia (asportazione di fibromi).
  • Quando il bambino è podalico o è posizionato di fianco.
  • Se il bambino presenta una patologia o anomalia fetale che lo metterebbe in pericolo in caso di parto vaginale.
  • Quando si aspetta più di un bambino. Alcuni gemelli possono nascere tramite parto naturale ma nel caso di parti trigemini o multipli, sarà necessario effettuare un parto cesareo.
  • Se il bambino è molto grande, in caso di diabete o se la madre ha avuto un parto naturale precedente con un neonato di dimensioni simili e a seguito del quale ha sofferto di traumi gravi.
  • In caso di placenta previa, ovvero quando questa si trova al di sotto dell’utero, coprendo il collo uterino.
  • Quando un’ostruzione, come un fibroma, complica il parto vaginale.

Casi di parto cesareo d’emergenza

  • Quando vi è un distaccamento prematuro della placenta dalla parete uterina.
  • Quando il collo dell’utero interrompe la dilatazione o il bambino non scende dal canale del parto.
  • Se frequenza cardiaca basale del bambino non è incoraggiante.
  • Se vi è un prolasso del cordone ombelicale, ovvero quando questo scorre lungo il collo dell’utero con la possibilità di interrompere la fornitura di ossigeno per il feto.

Recupero e cure post cesareo

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A seguito del parto cesareo, il lento recupero della donna richiede molte attenzioni. Il ricovero si prolunga fino a 4 giorni ed è fondamentale medicare la cicatrice per evitare infezioni. Inoltre è d’obbligo il riposo totale per quattro settimane. Per questo è importante avere chi vi aiuta a prendervi cura di voi e del bambino.

All’inizio, ogni volta che tossirete, starnutirete, riderete o farete una qualsiasi altra azione avvertirete una certa pressione all’addome. Mantenete la calma e usate le mani o un cuscino per sostenere l’incisione quando ridete, tossite o starnutite. Il senso di malessere passerà presto e guardando il vostro piccolo capirete che ne è valsa la pena.

Anche l’accumulo di gas nei due giorni successivi al cesareo può provocare fastidio. Ciò è dovuto al fatto che l’intestino è più pigro a seguito di un intervento. Potete aiutarvi facendo brevi passeggiate in modo che il vostro apparato digerente si metta di nuovo in moto.

Sicuramente vi indicheranno degli analgesici per calmare il dolore e qualche farmaco che vi aiuti ad andare di corpo. In più vi consiglieranno di mantenere una buona idratazione per evitare la stitichezza. Col tempo quella piccola incisione sarà impercettibile e i dolori saranno solo un ricordo della battaglia che vi ha portato la gioia più grande.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.