Etichettare i figli: perché non dovete farlo
Molti genitori etichettano i figli senza rendersene conto ed esistono diversi modi per farlo. Ma ci sono diversi motivi molto seri per cui non bisogna etichettare i figli.
Nessun genitore desidera il peggio per i propri figli però etichettandoli gli stanno inconsciamente arrecando danno allo sviluppo e all’autostima. Generalmente siamo abituati ad etichettare le persone: “nervoso”, “fallito”, “inquieto”, “cattivo”, “mala persona”, “ansioso”, “triste”… Sono tante le etichette che utilizziamo quotidianamente.
Etichettare i figli: etichette negative
Le etichette negative sono quelle etichette che descrivono una parte negativa del comportamento del bambino, richiamano un disturbo di cui soffre, segnalano qualcosa di negativo. I bambini etichettati negativamente crescono nella convinzione di essere quello che gli altri li definiscono.
Se etichettate un bambino come “pesante” o “cattivo” finirà con il convincersi di essere tale perché se lo dice un adulto deve essere vero. In questo modo si alimenta la condotta negativa del bambino che si comporterà come pesante e cattivo perché convinto di esserlo.
Etichettare i figli: etichette positive
Le etichette positive sono quelle etichette che tendono ad esaltare la parte positiva del bambino. Ci sono genitori che per paura di arrecare danno all’autostima dei figli li etichettano positivamente. Anche per stimolarli verso sé stessi. Etichettare positivamente può rivelarsi controproducente soprattutto quando si tratta di etichette esagerate e poco reali.
Ad esempio quando un genitore dice “sei il più intelligente” possono accadere due cose. Una è che il bambino non si fida delle parole del genitore perché sa che non rispecchiano la realtà. Oppure, crede alle parole della mamma o del papà e rimarrà deluso quando realizzerà la verità.
Etichettare i figli: etichette speciali
Nella nostra società esistono etichette necessarie per identificare i bambini che soffrono di disturbi come: TDAH Disturbo da Deficit di attenzione e Iperattività, depressione, Disturbo di ansia generalizzata, Disturbo ossessivo-compulsivo, etc.
Questo tipo di etichette consentono ai genitori di avere una risposta ai propri dubbi. Questo tipo di etichette sono necessarie per poter iniziare un processo di potenziamento dello sviluppo del bambino. In nessun caso è però un modo per sottolineare negativamente il comportamento del piccolo. Non pensate agli inconveniente concentratevi sul risultato.
L’uso delle etichette speciali
Dovete stare molto attenti con l’utilizzo delle etichette speciali perché i bambini potrebbero sentirsi giudicati. Se si etichetta un bambino come “impulsivo” o gli si dice che soffre del “disturbo di deficit dell’attenzione” gli si sta apportando un’etichetta di una condizione che però può essere trattata e migliorata.
Le etichette se non utilizzate nel modo corretto possono limitare i bambini invece di dargli la possibilità di migliorare secondo le proprie capacità e interessi personali. Tutte le etichette rispecchiano i comportamenti e sempre si può scegliere che comportamento adottare.
Perché non dovete etichettare i figli
I genitori devono trovare la forma adeguata per comunicare con i figli per non etichettarli in modo sbagliato. Ad esempio invece di dire: “Sei cattivo perché picchi tuo fratello”, bisognerebbe guidare il piccolo verso il comportamento corretto: “Smetti di picchiare tuo fratello perché gli stai facendo male”.
Inoltre i genitori devono lavorare ogni giorno per convincere i piccoli che vedono solo il meglio di loro, e che i comportamenti negativi sono solo qualcosa che si può migliorare. Fondamentale è essere positivi e vedere i lati buoni delle cose. Ad esempio se il piccolo è stato spaventato da un incubo invece di chiamarlo “fifone” ponete attenzione e importanza alle sue emozioni, fategli capire che il peggio è passato e può tentare di dormire di nuovo.
I bambini hanno bisogno di ascoltare cose positive su di loro ogni giorno (etichette positive coerenti con il carattere e la personalità del piccolo). In questo modo potrete aiutarli a costruire la propria personalità.
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