Non importa se procedi lento, mamma seguirà il tuo ritmo
In un mondo che va sempre più di fretta, i bambini che procedono in modo lento si sentono perduti. Per questo, hanno bisogno che i loro genitori seguano il loro ritmo. Senza esercitare pressioni che in futuro potrebbero diventare paure e frustrazioni. Impariamo ad essere pazienti, artigiani del loro sviluppo, artefici della loro curiosità. E un pilastro affettuoso che non giudica né punisce, ma che educa con calore, intuizione e amore sconfinato.
Una delle parole che molte madri e molti padri hanno in mente è “quando”. Quando deve iniziare a parlare mio figlio? Quando a camminare? E quando dovrebbe iniziare il processo di letto-scrittura? Questi dubbi sono molto comuni, ma se c’è una cosa che dovremmo aver chiara fin dal primo momento è che questo “quando” non è uguale per tutti i bambini.
E ancora, se nostro figlio procede più lento nel conseguimento di certe abilità, se percepiamo che la sua locomozione è ancora insicura, se la sua propriocezione immatura o la sua coordinazione mano-occhio ancora carente di armonia, non dobbiamo anticipare idee come “mio figlio ha un deficit” o “mio figlio soffre di qualche disturbo”. Se c’è qualcosa che dobbiamo riconoscere è che tutti in qualche momento del nostro sviluppo abbiamo avuto qualche problema nell’apprendimento.
Come affrontare una diagnosi da parte di uno specialista
Tuttavia, se in un dato momento il nostro pediatra o uno psicologo dell’educazione ci dà una diagnosi concreta riguardo a questa lentezza, a questo deficit o immaturità, non dobbiamo vederlo come un problema. Dobbiamo invece prenderla come una sfida, un’avventura, un percorso da percorrere ogni giorno con i nostri piccoli, con quanta più energia e motivazione possibili.
Dobbiamo anche capire che non esistono bambini con problemi, ma società che non sanno dare delle risposte adatte alle necessità dei nostri figli. Iniziamo quindi da noi stessi. Cerchiamo di essere quella mano saggia che sa seguire il loro ritmo per permettere loro di avere una vita normale, una vita degna e felice.
Bambini con sviluppo lento o diverso
Judit Falk è un’esperta in educazione infantile e l’autrice di un gran numero di libri dedicati allo sviluppo del bambino. Una delle domande con cui è solita introdurre la maggior parte dei suoi lavori è “che cosa intendiamo per normale sviluppo”. Viviamo in una società in cui va molto di moda andare veloci e in cui allo stesso tempo i bambini che vanno più lentamente sono spesso un problema per gli istituti scolastici.
Questa autrice ci raccomanda una cosa molto importante: il bambino più fragile, il piccolo che va più lento, è colui che più ha bisogno di un legame forte con i genitori. Ha bisogno di noi.
Com’è un bambino con sviluppo lento?
L’evoluzione del bambino si considera normale quando è in linea con le tappe definite in scale su tavole di sviluppo e su manuali di pediatria, puericultura e psicologia.
I bambini con sviluppo lento, invece, presentano certe difficoltà nel momento di raggiungere determinati obiettivi: il gattonare, il camminare, la comunicazione, la capacità di attenzione a stimoli verbali e di espressione, difficoltà nell’evocare e recuperare le informazioni apprese… Sono senza dubbio molte le aree dello sviluppo e molti i piccoli dettagli che non tardano a richiamare l’attenzione dei genitori.
Se mio figlio è lento nel raggiungere certe abilità, significa che presenta qualche tipo di ritardo fisico o psichico?
Di fronte a qualsiasi dubbio, problema o difficoltà saranno sempre i nostri medici, pediatri o psicologi infantili a poter fare una corretta valutazione. Nonostante questo, bisogna mettere in chiaro che non dobbiamo essere ossessionati da questi indici numerici relativi a cosa devono poter fare i bambini a seconda del mese o dell’età che hanno.
A loro volta, molti specialisti ci avverto del fatto che negli ultimi anni, a causa della prematurità dei bambini, ci sono sempre più differenze individuali. Anche riguardo a in quale momento i bambini devono o non devono saper fare qualcosa.
Per questo, in nessun momento dobbiamo pensare che nostro figlio abbia qualche tipo di deficit solo perché procede un po’ più lento. Non possiamo dimenticare, ad esempio, che lo stesso Albert Einstein è stato definito come un “bambino lento” a scuola, e che nessun professore avrebbe scommesso su di lui.
Vado lentamente, dammi tempo e accompagnami
Emmi Pikler è stata un’illustre pediatra degli anni 30, autrice di libri famosi come “Muoversi in libertà” o “Motricità globale”. Tuttavia, uno dei suoi lavori più conosciuti, che è stato pubblicato dopo la sua morte, è esattamente “Datemi tempo”.
- In questo libro ci avvertiva di un fatto molto importante. Ogni passo che fa quel bambino che va più lentamente degli altri deve essere fatto con piacere e con amore. Una cosa che si vede molto spesso è che, dopo aver raggiunto un determinato obiettivo con l’aiuto degli adulti, il bambino perde il piacere o l’interesse per le attività proprie del suo livello di sviluppo. E questo perché si sente sotto pressione, perché sente lo stress dei suoi genitori, perché si sente insicuro o ha timore.
- Per questo, è necessario non dimenticare mai una cosa molto semplice: dobbiamo essere mediatori di un apprendimento raggiunto attraverso l’affetto, il rispetto e l’amore. Ogni aiuto dato attraverso la vicinanza e non con le pressioni viene accettato più facilmente e in modo più significativo.
Cerchiamo quindi di essere degli accompagnatori pazienti, allungando verso i nostri figli una mano che è in grado di seguire il loro ritmo.