Che cos'è il trapianto fecale e quando è consigliato?
Il trapianto fecale o batterioterapia fecale è un trattamento sperimentale che genera notevoli controversie. Consiste nel trasferire il microbioma intestinale di un donatore sano a pazienti affetti da una varietà di malattie associate ad alterazioni dei batteri colonici. Sì, avete capito bene. Si tratta di ingerire un campione di feci provenienti da un donatore sano.
L’infezione da Clostridioides difficile: un caso di successo di trapianto fecale
Il Clostridioides difficile (C. diff) è un batterio che vive nel nostro ambiente. C. diff è presente nell’organismo di molte persone senza che causi alcun problema. Sappiamo che non è il batterio in sé a provocare la malattia.
È solamente in determinate condizioni che il batterio libera tossine, che rappresentano la causa dell’infermità. Una persona colpita da infezione da C. diff può presentare diarrea e crampi addominali. In casi gravi, l’infezione può provocare disidratazione, richiedere il ricovero ospedaliero e mettere il paziente in pericolo di vita.
Nel 2018, negli Stati Uniti circa 10.000 pazienti hanno subito un trapianto fecale. Il trattamento non è nuovo. Infatti, nella pratica medica esistono delle linee guida che ne regolano la somministrazione dal 2013.
La sua applicazione è indicata per pazienti infettati da C. diff “ricorrente o refrattario”. Il che significa che i pazienti in questione vengono colpiti ripetutamente dall’infezione e non rispondono al trattamento antibiotico. Inoltre, l’applicazione per casi nuovi, in adulti e bambini, è consentita dal 2018.
L’applicazione del trapianto fecale per qualunque altra patologia diversa dall’infezione da C. diff può essere eseguita solamente nel contesto di un esperimento medico.
Come si realizza un trapianto fecale?
Esistono diversi modi per effettuare questo trattamento. Il più diffuso consiste nel praticare una colonscopia, dopo che il campione è stato prelevato da una banca delle feci. In generale, questo procedimento è molto sicuro: sono stati osservati solamente disturbi di lieve entità, come presenza di gonfiore, gas e febbre a basse temperature.
La materia fecale proviene da una banca delle feci, che funziona in maniera simile a una banca dei tessuti. In primo luogo, gli escrementi del donatore vengono esaminati alla ricerca di organismi potenzialmente patogeni.
Inoltre, il sangue del donatore viene sottoposto a esami di laboratorio di routine, per poter così scartare l’eventuale presenza di malattie infettive. In questo modo la banca delle feci fornisce materiale di ottima qualità per l’esecuzione del trapianto.
Un’altra possibilità è rappresentata dal fatto che il medico esegua il procedimento con donatori che sono amici o familiari dei pazienti. Si tratta di un’eccezione che consente ai medici di ricorrere ala propria esperienza e capacità di valutazione.
La terza forma è quella che fa uso di “prodotti a base di feci”. Si tratta di pillole o di sistemi di somministrazione che offrono, per esempio, una combinazione di microbi, invece dell’universo completo di microrganismi.
Quanto risulta efficace il trapianto per l’infezione da Clostridioides?
Ogni anno, negli Stati Uniti si manifestano circa 450.000 casi; i decessi superano le 29.000 unità. Tra questi casi, il 20% dei pazienti non viene curato mediante il trattamento antibiotico e l’infezione torna a presentarsi ripetutamente.
In questi pazienti, compresi i casi pediatrici, il trapianto fecale presenta un tasso di guarigione compreso tra l’80 e il 90%. Il che significa che la maggior parte dei pazienti vengono curati dall’infezione ricorrente mediante un solo trattamento. Tuttavia, alcuni pazienti richiederanno più trapianti.
Quali sono le possibili complicazioni di questo trattamento?
In generale, si tratta di un procedimento sicuro, ben tollerato e in grado di salvare numerose vite. È importante sottolineare che non bisogna assolutamente cercare di metterlo in pratica a casa. Deve essere realizzato esclusivamente da un medico abilitato, mediante l’impiego di materiale accuratamente esaminato.
Purtroppo, i trapianti fecali coinvolgono una certa dose di pericolo. Le feci sono costituite da una mescolanza dei nostri rifiuti non digeriti e del repertorio di microbi benefici che creeranno un nuovo ordine all’interno dell’ecosistema intestinale. Tuttavia, sono presenti anche batteri, funghi e virus meno “amichevoli”, se non potenzialmente patogeni.
Il trapianto fecale nel trattamento di altre malattie
Questo procedimento viene impiegato con relativo successo nel trattamento di patologie come il diabete. In pazienti pediatrici è stato utilizzato per trattare la malattia infiammatoria intestinale. Ne è stato fatto uso anche nel corso di esperimenti clinici, per combattere la malattia epatica terminale, il morbo di Alzheimer, la sclerosi multipla, diversi tipi di cancro, l’asma, le allergie e le patologie cardiache.
Tutte queste malattie sono state associate ad alterazioni nei batteri che danno vita al nostro ecosistema intestinale. Un ecosistema che ha una grande importanza nel mantenerci in salute.
L’esistenza di super donatori di feci
Si è rivelata sorprendente la scoperta dei super donatori: persone le cui feci raggiungono un’alta percentuale di successo, forse il doppio della media, nel miglioramento delle condizioni cliniche del paziente sottoposto al trattamento.
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