C'è speranza per la leucemia infantile: la terapia genica

La leucemia infantile colpisce principalmente chi ha meno di 5 anni e la chemioterapia porta alla regressione di quasi il 90% dei casi. Che speranze ci sono per i bambini che non rispondono al trattamento tradizionale?
C'è speranza per la leucemia infantile: la terapia genica
Olga Carbajo

Scritto e verificato la biologa Olga Carbajo.

Ultimo aggiornamento: 15 marzo, 2023

I trattamenti più recenti contro uno dei tumori più frequenti nella popolazione infantile non solo sono riusciti ad arrestare lo sviluppo della patologia, ma hanno anche raggiunto il risultato di farla regredire. Per i bambini colpiti da leucemia infantile a grandi cellule B, la terapia genica equivale a una nuova via verso la speranza.

Per comprendere che cos’è la leucemia, però, è necessario che, prima di tutto, sappiamo quali cellule colpisce e come nasce. Tutto ha inizio a partire dal midollo osseo, un tessuto spugnoso di colore bianco, localizzato all’interno delle ossa lunghe come il femore, l’anca o lo sterno.

Qui, nel midollo osseo, è presente un numero ridotto di cellule staminali che danno origine a diversi tipi di cellule che riscontriamo nel sangue: la linea linfoide (linfociti) e la linea mieloide (globuli rossi, piastrine e alcuni globuli bianchi). Quindi, in che modo ha inizio il cancro a grandi cellule B?

Che cos’è la leucemia infantile?

Ogni cancro nasce quando il nostro organismo inizia a produrre cellule a un ritmo incontrollato, con la particolarità che queste cellule anomale non muoiono. Dal momento che il nostro corpo è formato da cellule, il cancro può comparire in qualunque organo.

Nel caso della leucemia infantile, il cancro non ha origine nel midollo osseo: di conseguenza, le cellule colpite sono quelle del sangue, specificamente quelle che producono i globuli bianchi o le cellule mieloidi, i mielociti.

Queste cellule cancerose, a volte, rimangono nel midollo osseo, ma, generalmente, raggiungono il flusso del sangue diffondendo la malattia e, in alcuni casi, invadono altre parti dell’organismo, come i gangli linfatici, la milza, il fegato e il sistema nervoso centrale.

linea mieloide e linea linfoide

Tipi di leucemia infantile

Occupandosi di caratteristiche differenti, The American Cancer Society classifica la leucemia infantile nei seguenti sottotipi: acuta o a crescita rapida, cronica o a crescita più lenta, delle cellule mioeloidi o delle cellule linfoidi.

  • Leucemia linfatica acuta (LLA). È la più diffusa. Colpisce le cellule linfocitiche, quelle che formeranno i globuli bianchi. È nota come leucemia a grandi cellule B.
  • Leucemia mieloide acuta (LMA). Ha origine nelle cellule mieloidi. Rappresenta la maggior parte dei restanti casi di leucemia.
  • Leucemia linfatica cronica (CLL). È molto poco diffusa tra i bambini. Colpisce i globuli bianchi nel midollo osseo.
  • Leucemia mieloide cronica (LMC). Questa variante ha origine nelle cellule ematopoietiche, quelle che danno origine ai globuli rossi e alle piastrine, e, di conseguenza, invade il flusso del sangue. È poco diffusa tra i bambini.

Una possibilità di speranza: la terapia genica

Recentemente, l’ospedale clinico di Barcellona ha trattato numerosi bambini affetti da LLA a grandi cellule B che non rispondevano al trattamento tradizionale. È stata loro somministrata un’innovativa terapia genica che, per gli esseri umani, si trova ancora in fase sperimentale: il tisagenlecleucel. Questo trattamento è stato approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) nel 2012 ed è distribuito dalla casa farmaceutica Novartis. In che cosa consiste di preciso, però, la terapia genica?

La terapia genica

La terapia genica è un trattamento adattato a ogni singolo paziente, attraverso il quale si introducono geni specifici in determinate cellule del paziente per combattere la malattia. In questo modo, è possibile evitare i rigetti provocati dai trapianti e aumentare invece l’efficacia del trattamento, individuando bersagli specifici per attaccare il cancro.

Progetto del trattamento per la leucemia infantile

Il processo viene portato a termine attraverso vari passaggi e il suo completamento richiede circa 22 giorni.

  • In primo luogo, dal paziente vengono estratte delle cellule sanguigne e si isolano i linfociti T.
  • Successivamente, in laboratorio, i linfociti vengono manipolati geneticamente. Al loro interno viene inserita una sequenza di DNA, allo scopo di produrre una proteina chiamata CAR (Chimeric Antigen Receptor).
  • La CAR ha il compito di riconoscere un’altra proteina localizzata sulla superficie delle cellule cancerogene, la CD19.
  • I linfociti T (LT) del paziente che sono stati modificati vengono fatti crescere in laboratorio, fino a ottenerne migliaia di milioni.
  • In un’ultima fase, gli LT modificati vengono inoculati al paziente sotto forma di infusione endovenosa.
la leucemia a grandi cellule B è la forma di leucemia infantile più diffusa

Come funziona il binomio T-CAR/CD19?

Immaginiamo la cellula come una sfera dalla cui superficie affiorino alcune strutture a forma di ramo, ognuna delle quali possiede una morfologia caratteristica. Questi rami saranno i responsabili del rapporto che la cellula stabilisce con il suo ambiente e con altre cellule.

Nel caso specifico che ci interessa, gli LT modificati del paziente presentano in superficie un ramo molto preciso, il gene CAR, che riconosce specificamente un altro ramo sulla superficie dei linfociti B, il gene CD19. Ora che il linfocita T ha riconosciuto la cellula B cancerogena, può procedere alla sua eliminazione.

Tuttavia, citando il dr. Francis Collins, direttore dei National Institutes of Health (NIH):

“È necessario che teniamo conto di molte domande, prima di poter annunciare i progetti immunoterapici del cancro come un successo assoluto”.

– dr. Francis Collins –

Successi e fallimenti dell’immunoterapia nella leucemia infantile

Nei risultati osservati dopo 3 mesi dall’applicazione del trattamento, secondo i NIH, l‘80% dei pazienti che non aveva risposto in maniera soddisfacente alla chemioterapia tradizionale presentava un’evidente remissione della malattia.

Tuttavia, dobbiamo essere cauti di fronte a questo successo dell’immunoterapia, in considerazione degli effetti secondari osservati e di cui bisogna tenere conto. Al riguardo, il dr. Collins ha prodotto un rapporto del quale è importante sottolineare i seguenti punti:

  • La proteina CD19 è presente nei linfociti B, per cui LT-CDR non distingue tra cellule cancerogene e cellule sane, e il paziente deve essere trattato per l’immunodepressione.
  • Comparsa della sindrome da rilascio di citochine, la quale diminuisce in seguito all’applicazione del farmaco adatto.
  • Presenza di effetti secondari neurologici, come confusione e convulsioni, che sembrano regredire senza necessità di venire trattati.

Naturalmente, questo trattamento innovativo ha offerto una nuova speranza alle famiglie di questi bambini, dichiarati malati terminali. Anche se non è stato ancora perfezionato e trovandosi in fase sperimentale, i suoi risultati più che buoni hanno agevolato l’approvazione dell’immunoterapia per trattare altri tipi di cancro, come l’HPV o i linfomi.


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