Che cos'è il baby talk? Tutto sul linguaggio per i bebè
Vi sarà certamente capitato di notare il modo in cui noi adulti parliamo con i neonati o con i bambini piccoli. Quando lo facciamo, cambiamo la nostra intonazione ed espressività. Questo fenomeno è noto con il nome di “baby talk”.
Bisogna tener conto del fatto che il linguaggio è un’abilità che i bambini sviluppano nel corso degli anni, in maniera graduale. In questo senso, il modo nel quale i genitori si esprimono con i propri figli costituisce un fattore particolarmente rilevante nell’acquisizione e nell’apprendimento del linguaggio.
“L’apprendimento è come una torre: bisogna costruirlo passo dopo passo”.
– Lev Vygotsky –
Caratteristiche del baby talk
Il baby talk è l’adattamento linguistico impiegato dagli adulti, ma anche dai bambini che hanno più di 6 anni, quando comunicano con bambini piccoli. Di conseguenza, si può dire che si tratti del linguaggio rivolto ai neonati. Questo modo di esprimersi è caratterizzato dalla modulazione di tre aspetti fondamentali del linguaggio orale:
- Durata.
- Intensità.
- Frequenza.
Quindi, secondo il logopedista Marc Monfort, le caratteristiche essenziali del baby talk sono le seguenti:
- Ritmo lento.
- Tono di voce acuto.
- Pronuncia ben definita.
- Intonazione espressiva.
- Enunciati brevi e semplici.
- Ridondanza, ripetizione frequente di parte o della totalità degli enunciati.
- Numero limitato di parole; in generale, scelta della formulazione più semplice o impiego di diminutivi.
- Continui riferimenti al contesto.
- Linguaggio non verbale, con ricorso a gesti e mimica che accompagnano l’espressione orale.
“Gli adulti devono adattarsi ai bambini, non viceversa. Fate in modo che la comunicazione con loro sia facile e semplice. fate sì che possano comprendervi.”
Quali sono le funzioni del baby talk?
L’impiego del baby talk serve per adattarsi alle peculiarità e al ritmo evolutivo dei più piccoli. In questo modo vengono forniti loro modelli di linguaggio numerosi, adeguati e variegati.
Questi adattamenti vengono condotti, in maniera naturale, allo scopo di migliorare e controllare l’efficacia della comprensione comunicativa da parte del bambino. Di conseguenza, presuppongono un aiuto base per l’imitazione e l’apprendimento del linguaggio orale.
Come è stato affermato in precedenza, generalmente si parla ai bambini in maniera lenta e semplice, facendo attenzione alla pronuncia e al vocabolario. Questo consente al bambino di prestare un’attenzione maggiore e agevola l’inizio e il mantenimento di conversazioni lunghe e interessanti.
Altre regole per parlare con i bambini
I genitori devono fare attenzione al modo in cui comunicano con i bambini. Un’attenzione che è molto vantaggiosa e arricchente per loro, soprattutto in età precoci. Oltre all’impiego del baby talk, però, esistono anche molte altre strategie che devono essere applicate per poter parlare ai piccoli con risultati soddisfacenti.
Alcune di queste regole per stimolare il linguaggio dei bebè sono le seguenti:
- Abbassarsi e porsi all’altezza del bambino, stabilendo un contatto visivo.
- Avere a disposizione dei momenti dedicati al gioco, nei quali vengano stimolati il linguaggio orale e l’ascolto.
- Imparare e recitare canzoni per bambini.
- Coinvolgere il bambino nei compiti quotidiani, come andare a fare la spesa al supermercato.
- Ascoltare in maniera attiva, ripetendo e formulando con altre parole ciò che il bambino ha cercato di dire.
- Impiegare il rinforzo positivo.
In conclusione
In definitiva, il linguaggio orale rappresenta una competenza naturale che si acquisisce grazie a una serie di scambi comunicativi con il proprio ambiente, a partire dal momento della nascita. I bambini imparano a parlare ascoltando i propri familiari e, soprattutto, i genitori. Per questa ragione è così importante l’impiego del baby talk e di altre regole di comunicazione positiva con i bambini piccoli.
“Il livello di comprensione ed espressione verbale del bambino risulta determinante per il suo sviluppo personale, la sua integrazione sociale e, naturalmente, il suo successo scolastico”.
– Marc Monfort –
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