Smettere di fare i capricci: cosa dovete dire a vostro figlio?
Fare i capricci è il modo in cui il bambino – ancora immaturo – comunica che “quello che sento è più forte di me e non lo posso controllare”.
È normale che abbia queste forti reazioni di rabbia, perché non riesce ad esprimere a parole questa intensa emozione che lo domina. Allora fare i capricci diventa un modo per sfogarle e richiedere l’aiuto dei genitori. E questi ultimi, cosa possono fare?
In genere, l’abitudine di fare i capricci si manifesta con forza verso i due anni di età. È importante affrontare queste crisi in modo adeguato, per contribuire al sano sviluppo emotivo del bambino.
Ci sono diversi tipi di capricci. A volte, fare i capricci è uno strumento per manipolare e ottenere quello che il bambino desidera. Altre volte, ci sono radici emotive più profonde. In ogni caso, la cosa fondamentale è non rispondere ai capricci infantili con i capricci dell’adulto. Inoltre, bisogna mantenere la calma e agire mantenendo il controllo delle proprie emozioni.
La madre o il padre devono parlare al bambino di quello che è successo, ma non nel momento del capriccio. È meglio farlo una volta che si sia già calmato. Durante la crisi, il bambino non riesce a capire nulla. In quel momento, gli specialisti suggeriscono di contenere il bambino e abbracciarlo. Bisogna dirgli parole dolci e piene d’affetto, e aspettare. Quando la crisi sarà passata, solo allora sarà il momento per parlare.
Cosa dire al bambino perché smetta di fare i capricci?
Come possiamo vedere, fare i capricci è normale in un certo momento dell’infanzia. Per questo, la cosa più importante è che, quando parlate con vostro figlio dopo la crisi, lo aiutiate a riflettere e a maturare.
- Bisogna tenere presente che, nel momento in cui parlate al bambino, dovete farlo in maniera concreta, chiara e diretta. È importante che vi assicuriate che il bambino abbia capito quello che gli state dicendo.
- Gli sguardi, i gesti, gli abbracci, i sorrisi o i toni di voce devono trasmettere affetto durante la comunicazione. Questo non significa che dobbiate approvare i suoi capricci. Anche se gli farete sapere che la sua crisi è stata inadeguata, deve comunque sentire l’affetto da parte dei suoi genitori.
- Nel momento del capriccio, l’adulto responsabile del bambino deve esaminare la situazione. Se si trova in un luogo o in una posizione in cui può farsi male, la prima cosa da fare sarà portarlo in un posto più appropriato. In quei minuti è meglio non dire nulla. Una strategia possibile è fare in modo che il bambino focalizzi la sua attenzione su qualcos’altro. In questa maniera, smetterà di prestare attenzione allo stimolo che gli provoca a crisi e si concentrerà su altro, guidato dall’adulto.
Rinforzi positivi
- La conversazione con il bambino non deve essere affrontata come un rimprovero. È importante ricordarsi che fare i capricci è un atto involontario e incontrollabile per lui. Parole come “ti aiuterò a superarlo” o “stai tranquillo, sono qui per aiutarti”, dette con affetto, aiuteranno il bambino a calmarsi e sentirsi sicuro.
- Passato l’episodio del capriccio, è importante dimostrargli che siete felici perché ha recuperato il controllo. È il momento di spiegargli quale sarebbe stato un comportamento migliore. “Quando ti senti così, cerca di parlare con me, di spiegarmi cosa ti succede. Lo risolveremo insieme”. “Se la mamma ti dice no, puoi chiedere perché. C’è sempre una ragione che riguarda il tuo benessere”. O altri argomenti simili. I rinforzi positivi sono molto efficaci.
- Parlando con il bambino non bisogna giudicare la sua persona ma l’atto realizzato. Non bisogna trasmettergli l’idea “sei un bambino cattivo”, ma “quello che hai fatto è stato sbagliato”. Questa differenza è fondamentale nel momento del dialogo. I bambini condivideranno il loro disagio solo se non si sentono giudicati.
- Il bambino ha un pensiero concreto. Nel dialogo con lui bisogna evitare i termini vaghi e generali. Ad esempio, si tende a dire al bambino: “comportati bene”. Tuttavia, questa espressione può fare allusione a tanti comportamenti e molte volte il bambino non riesce ad assimilarla. Altre opzioni come “stai fermo”, “non gridare” o “smetti di toccare tutto quello che vedi” sono messaggi molto più concreti e comprensibili.
- Parlare con un bambino implica ascoltarlo, rispondergli e cercare di capire le sue motivazioni. È un buon momento per farlo ragionare, riflettere e capire che il suo comportamento è stato scorretto. Qualunque sia la sua età, non bisogna sottovalutare la sua capacità di pensare e capire.
I capricci spariranno man mano che il bambino cresce. Può essere che tornino con manifestazioni diverse durante l’adolescenza. Però il suggerimento generale è sempre lo stesso: la calma, il dialogo che implica un ascolto attento, l’adeguatezza dei messaggi alle caratteristiche del bambino e, fondamentalmente, la manifestazione di affetto che farà sì che il bambino si senta sicuro e accudito.
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