Supporto vitale di base in pediatria: cos'è e come funziona
Il supporto vitale di base è una procedura standard da attuare in caso di arresto cardiorespiratorio. Le azioni da eseguire sui bambini presentano alcune differenze rispetto alla procedura indicata per i pazienti adulti.
La conoscenza di queste linee guida e la loro applicazione può salvare la vita del bambino in situazioni critiche. Vediamo, a seguire, alcune nozioni sulle principali misure da adottare.
Che cos’è il supporto vitale di base?
Il supporto vitale di base è l’insieme di azioni da eseguire in una situazione di arresto cardiorespiratorio. Deve essere applicato mentre si attende l’arrivo del soccorso medico e degli strumenti avanzati di supporto vitale.
La maggior parte degli arresti cardiorespiratori si verificano al di fuori delle strutture ospedaliere. La conoscenza di questo procedimento e la sua corretta applicazione è di cruciale importanza per salvare vite umane.
Più tempestivo ed efficace è il supporto vitale, maggiori sono le probabilità di sopravvivenza, soprattutto senza conseguenze. Ciò è vero al punto che per ogni minuto trascorso senza soccorso, diminuisce del 10% la probabilità di sopravvivenza del paziente.
Chi lo deve realizzare?
Il supporto vitale di base può essere eseguito da chiunque sia in grado di farlo, anche se non è un operatore sanitario. È utile insegnarlo anche ai bambini nelle scuole di ogni livello. La pratica sui manichini e la simulazione di situazioni di emergenza rendono possibile l’apprendimento.
Come si realizza il supporto vitale di base in pediatria?
L’ideale sarebbe seguire un corso di formazione in cui è possibile fare pratica e simulare la situazione. È comunque utile conoscere la sequenza completa da eseguire:
Verifica di stato di coscienza e respirazione
La prima cosa da fare, se il bambino sviene, è verificare lo stato di coscienza e se respira normalmente.
- Il bambino è incosciente? Scuotere il bambino per le spalle e chiamarlo a voce alta. Se non risponde, si passa al punto successivo.
- Respira normalmente? Per verificarlo dobbiamo vedere, ascoltare, sentire. È necessario eseguire la manovra fronte-mento. Appoggiando la mano sulla fronte e le dita dell’altra mano sotto il mento, si stende bene all’indietro la testa del bambino, in modo da aprire le vie respiratorie. Successivamente, avvicinandoci il più possibile al bambino:
- Osserviamo se il torace si alza e si abbassa.
- Ascoltiamo se emette rumori respiratori.
- Sentiamo se fuoriesce aria dalla bocca o dal naso.
- Se dopo 10 secondi siamo certi che il bambino non sta respirando, significa che è in arresto cardiorespiratorio. A questo punto occorre cominciare la manovra di rianimazione cardiopolmonare.
Respirazione artificiale e compressioni toraciche
Per realizzare la manovra di rianimazione cardiopolmonare, si comincia eseguendo 5 ventilazioni. Apriamo la nostra bocca e con questa circondiamo completamente la bocca del bambino. Inspiriamo profondamente ed espiriamo lentamente, controllando che il petto del bambino si alzi. Lasciamo che l’aria esca da sola dai polmoni del bambino e ripetiamo l’operazione altre 4 volte.
Dopo aver eseguito 5 ventilazioni, si procede con le compressioni toraciche. Appoggiamo la parte prossimale del palmo della mano al centro del torace del bambino e stendiamo i gomiti. Dobbiamo assicurarci che, con la compressione, il petto del bambino si abbassi di circa 4 cm.
Si alterneranno, quindi, 30 compressioni a 2 ventilazioni al minuto. Trascorso il minuto, avvisiamo il servizio di emergenza. In seguito, continueremo con la sequenza 30:2 fino quando il bambino riprende coscienza o fino all’arrivo dell’ambulanza.
In breve:
Tutti dovremmo sapere come comportarci in una situazione di arresto cardiorespiratorio: saperlo riconoscere e agire in modo rapido ed efficace. Non dimenticate che in questo modo possiamo salvare delle vite!
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