Quello che pubblichiamo in rete resta per sempre
Quello che pubblichiamo in rete non si cancella facilmente. Se un contenuto relativo ai nostri figli, fratelli o nipoti diventa virale, li accompagnerà per il resto della vita. Con le nostre pubblicazioni possiamo favorire il cyberbullismo e la pedofilia.
Non bisogna spingersi troppo oltre per capire le conseguenze delle nostre azioni digitali, basta sapere che quello che carichiamo sul cyberspazio vi resta per sempre. Nonostante i nostri tentativi, non potremo mai cancellarlo del tutto.
Per questi motivi, dobbiamo prestare particolare attenzione a quello che pubblichiamo in rete, noi e i nostri figli. Dobbiamo pensarci due volte prima di condividere qualcosa anche se ci sembra innocuo.
Sovraesposizione e cyberbullismo
Il cyberbullismo, ovvero bullismo online, può iniziare tra i 10 e 12 anni. La maggior parte dei bambini si collega tramite dispositivi per mandare foto, per non parlare dei contenuti caricati dai familiari adulti. Le immagini personali sono contenuti che vengono sottomessi a questa forma di bullismo.
Una foto ridicola, inappropriata o venuta male può diventare motivo di bullismo digitale. Altri bambini possono scaricarla e pubblicarla di nuovo, aggiungere commenti offensivi e persino modificarla. Dinamiche molto comuni al giorno d’oggi sui social network.
Le conseguenze di queste pubblicazioni a catena è che i contenuti possono essere modificati. Basta una pagina web, un gruppo Facebook o un profilo per farli diventare virali; i risultati possono essere traumatici per il bambino o il ragazzo preso di mira.
Quello che pubblichiamo in rete può essere usato per mettere in risalto i difetti
L’attuale dinamica nei social network tende a esaltare l’ironia e il sarcasmo. Le nostre interazioni sono volte a evidenziare dettagli e ridere di un post. In mani sbagliate, qualsiasi contenuto sui nostri figli può essere usato come uno strumento di umiliazione.
I genitori devono essere i principali censori dei post dei bambini e della famiglia. Non è difficile verificare se un contenuto può diventare offensivo, qualsiasi immagine può essere modificata.
In aggiunta a ciò, molti familiari che pubblicano foto nelle quali appaiono i piccoli di casa ignorano le impostazioni di privacy. Il risultato: le foto e i video dei bambini possono essere visualizzati e usati da qualsiasi persona nel mondo.
“In mani sbagliate, qualsiasi contenuto sui nostri figli può essere usato come uno strumento di umiliazione.”
L’effetto Sam Griner
Forse non conoscete questo nome, ma Sam Griner è un bambino che abbiamo visto tutti sul web. La sua foto con un pugno alzato e una maglietta verde è stata visualizzata da milioni di utenti in tutto il mondo. Questa immagina è diventata quello che al giorno d’oggi è noto come “meme“.
Sua madre pubblicò la popolare foto sul suo profilo nel 2007. Oggi conosciamo tutti questa immagine e l’abbiamo usata in più di un’occasione; quello che spesso ignoriamo è che si tratta della foto privata di una persona vera.
L’esperienza di Sam Griner può presentarsi di nuovo con qualsiasi foto che pubblichiamo su internet. È sufficiente che una persona con una certa influenza su Facebook o Instagram prenda la foto e la condivida. Alcuni utenti molto popolari si dedicano proprio a questo.
Quali foto dobbiamo evitare di pubblicare?
- Primi piani: non è corretto pubblicare foto nelle quali il bambino fa cose buffe, smorfie o gesti eclatanti. I gesti molto marcati sono la principale fonte di meme e foto esilaranti su internet.
- Nudi: sebbene i nostri figli siano piccoli, pubblicare una foto del genere è pericoloso. Dobbiamo ricordare che ci sono utenti e pagine dedite alla pedofilia e alla pedopornografia.
- Pose provocanti: questo punto riguarda soprattutto gli adolescenti. Quella che può sembrare una posa innocente può diventare un contenuto virale.
2 consigli per proteggere quello che pubblichiamo in rete
Tenere il nostro profilo privato è un buon modo per proteggere i dati dei nostri bambini. Su Facebook possiamo modificare le impostazioni in modo che solo i nostri amici abbiano accesso ai nostri post. Su Twitter e Instagram, l’utente può decidere chi può entrare nel proprio profilo.
Bisogna fare attenzione quando si taggano familiari e amici. Quando si tagga qualcuno, il post può essere visto da altre persone che non conosciamo nemmeno. I familiari, a loro volta, devono chiedere il permesso prima di pubblicare foto o video dei nostri figli.
Controllare quello che pubblichiamo in rete è necessario per il benessere emotivo e la privacy dei nostri figli. Questa raccomandazione vale per i più piccoli, ma anche per genitori e adolescenti.
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- Chamorro Bernal, J. A. (2014). Viralización de contenidos y memes en internet. http://repositorio.uchile.cl/bitstream/handle/2250/132534/Viralizacion+de+contenidos+y+memes+en+internet+Javier+Andres+Chamorro+Bernal.pdf;sequence=1
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