Disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività: tutti i miti

Disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività: tutti i miti
Ana Couñago

Revisionato e approvato da la psicologa Ana Couñago.

Ultimo aggiornamento: 17 aprile, 2023

Un nucleo famigliare può vedersi minacciato già solo dai problemi di uno dei suoi membri. Ad esempio un bambino che soffre di ADHD o Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività è un problema di cui tutta la famiglia deve tenere conto. Tuttavia non sempre questo disturbo è il problema in sé, ma spesso lo sono i diversi miti che girano intorno ad esso, con le loro implicazioni a livello sociale.

In generale il ADHD si manifesta durante l’infanzia, sfortunatamente però la gran parte dei bambini affetti non ottengono diagnosi corrette. Allo stesso modo, spesso accade che questa patologia venga associata a vizi, mancanza di attenzione da parte dei genitori o elementi propri della personalità del bambino, come la vivacità.

In particolare, alcuni miti derivanti dalla presenza di ADHD nell’infanzia possono provocare seri danni a tutta la famiglia. Soprattutto se il problema viene trattato in modo erroneo e, di conseguenza, non viene superato adeguatamente.

False credenze sul Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività

Dare ascolto a false credenze riguardanti questo problema serio può provocare conseguenze indesiderate in famiglia. Questo può portare alla formazione di idee sbagliate e non attinenti alla realtà di quello che succede.

In questo senso, niente è più importante di consultare un medico per sincerarsi delle condizioni del piccolo. Intervenire opportunamente può evitare che i sintomi di questo disturbo siano più gravi del dovuto e che le condizioni siano permanenti.

disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività

Di seguito vi elenchiamo i miti più comuni riguardo il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività.

1. Il ADHD non esiste

Molte persone si dicono certe che il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività non sia un disturbo vero e proprio, ma un’invenzione commerciale per assicurare la vendita di determinati prodotti farmacologici.

Ciò nonostante è dimostrato che gli affetti da questa patologia risalgono al XIX secolo, e già allora era legata alle alterazioni cerebrali. Si tratta di una patologia che può variare a seconda dei sintomi, in accordo con la cultura del paziente. Quando non viene trattata è causa di mancanza di sviluppo professionale, propensione al consumo di droga, povertà ed esclusione.

2. Il ADHD si cura con il tempo

Non si tratta di una caratteristica propria dell’età che termina sviluppandosi favorevolmente, vale a dire, non si cura nell’adolescenza e nemmeno nell’età adulta. Anche se è probabile che i bambini che ne soffrono vedano un miglioramento nell’età adolescenziale, esiste una grande percentuale di individui che non riescono a superarla.

Questa falsa credenza potrebbe originarsi dal fatto che i sintomi di questa patologia diminuiscono con il tempo fino a diventare impercettibili. Questo succede perché con la maturità, si riesce a controllarsi e a canalizzare gli impulsi in altri modi. Inoltre il trattamento opportuno permette migliori probabilità di una sana convivenza.

3. Non è ADHD, è un bambino viziato

In generale i sintomi del bambino che soffre di ADHD sono impossibili da controllare, per questo molte volte vengono imputati all’inquietudine caratteristica dell’età. Pertanto spesso, si mette in relazione questo comportamento con il risultato di un’educazione mancante o di poco controllo da parte dei genitori.

Tuttavia, gli impulsi che si generano a livello neurologico formano una parte della patologia e sono involontari. Anche se si sa che potrebbe esserci una componente genetica, il ADHD non è colpa del genitore e nemmeno di un’educazione fatta di vizi.

D’altro canto, è possibile che la mancanza di chiarezza nello stabilire le regole, l’assenza di trattamenti o il trauma famigliare possono aggravare la manifestazione dei sintomi.

4. Il trattamento farmacologico del ADHD è pericoloso

Una credenza generalizzata è che il trattamento sia peggiore della patologia. Per questo molti genitori decidono che il trattamento farmacologico debba essere l’ultima spiaggia. In questo senso, si ricorre alla terapia psicologica senza l’accompagnamento di quella farmacologica, per il timore infondato che il trattamento sia pericoloso.

Questo mito implica che l’appoggio psicologico e famigliare non sia sufficiente, e che può generare una certa frustrazione davanti allo sviluppo negativo del disturbo. Farmaci come la dopamina o la noradrenalina aiutano i neurotrasmettitori ad equilibrare i loro livelli; e sono sicuri, efficaci e comportano pochi rischi.

disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività

5. Il ADHD non colpisce le bambine

Il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività può colpire sia i bambini che le bambine, con sintomi distinti in ciascun caso. In particolare i sintomi maschili sono più gravi e per questo facili da identificare e richiedono maggiori attenzioni.

Nelle bambine invece i sintomi sono simili ad un quadro depressivo, che molte volte non influisce sul rendimento scolastico e, nella maggior parte dei casi, non è diagnosticato. Mentre nei maschi, il comportamento negativo implica l’intervento sia che la malattia venga diagnosticata o meno.

 

 

 


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