L'importanza del contatto pelle a pelle dopo il parto
Il contatto pelle a pelle, chiamato anche metodo canguro, si basa sul collocare il neonato sul corpo nudo della madre. L’operazione viene svolta in maniera precoce, senza che si verifichi una separazione tra la madre e il bebè, fin dal momento della sua nascita. In questo modo è possibile evitare ogni separazione che non sia strettamente necessaria per il bebè.
Il contatto pelle a pelle: quando?
Possiamo distinguere tra il contatto pelle a pelle (CPP) immediato, nel caso in cui venga effettuato immediatamente, al momento della nascita, oppure precoce, se invece si verifica durante la prima mezz’ora che segue il parto.
Dopo la nascita, il neonato viene asciugato, identificato, pesato, vestito e collocato al di sotto di una fonte di calore radiante. Al giorno d’oggi sono sempre più gli ospedali che stanno creando il proprio protocollo di contatto pelle a pelle dopo la nascita. Le routine dedicate a tutti i neonati devono essere sottoposte a revisione, per riservare ai bambini che ne hanno bisogno quelle che non sono strettamente indispensabili nei primi momenti della nascita.
Nel caso di un parto eutocico, nel quale il neonato presenta un indice di Apgar dai valori considerati normali, quest’ultimo deve essere messo a contatto pelle a pelle con la madre. Questo contatto non deve essere assolutamente interrotto, perché la profilassi oculare e la somministrazione intramuscolare di vitamina K possono essere effettuate fino a due ore dopo la nascita.
Nel caso di parti cesarei, in alcuni ospedali viene consentita la realizzazione di questo contatto pelle a pelle con la madre all’interno della sala operatoria. Altre strutture, invece, consentono che sia il padre o un’altra persona scelta dalla madre a realizzare questo contatto pelle a pelle.
Storia del metodo canguro
Il metodo canguro ha avuto inizio nel 1979, grazie all’opera dei pediatri Edgar Rey e Héctor Martínez, dell’ospedale San Juan de Dios di Bogotá, come parte di un programma di cure dedicate ai bambini prematuri. A causa della scarsità di mezzi presente nel loro paese, hanno creato questa alternativa alle incubatrici, ispirandosi ai cuccioli di canguro.
I risultati hanno dimostrato un maggiore tasso di sopravvivenza nei paesi in via di sviluppo, una riduzione dei casi di infezione, un miglioramento nelle condizioni di allattamento materno e un aumento di autostima nelle madri.
In Sudafrica, questo metodo è stato introdotto dal dottor Nils Bergman (pediatra e neonatologo) negli anni Ottanta. Quest’ultimo sostiene che i primi minuti di vita siano destinati a segnare il resto dell’esistenza.
“In ambito sanitario, gli interventi più costosi non corrispondono necessariamente a quelli più efficaci. Il corpo della madre è la macchina migliore che sia stata mai inventata: offre nutrimento, temperatura, glucosio, sviluppo cerebrale, ottimismo e salute allo stesso prezzo”.
– Dr. Nils Bergman –
Il CPP fa parte dei passaggi che appartengono all’ Iniziativa di Umanizzazione per l’Assistenza alla Nascita e all’Allattamento. Si tratta di un progetto diffuso in tutto il mondo e sostenuto dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Nel corso di tutte le epoche della storia dell’umanità, la madre ha fornito al neonato protezione, calore, stimoli sociali e nutrimento. Ciononostante, il modello moderno di gestione medica perinatale impone schemi di separazione precoce tra la madre e il bebè.
Benefici del contatto pelle a pelle
I risultati di numerose ricerche dimostrano che il contatto pelle a pelle porta maggiori benefici dell’utilizzo dell’incubatrice.
- Il CPP consente un’integrazione adeguata del neonato nel nuovo ambiente in cui viene a trovarsi. Migliora l’ossigenazione e stabilizza la frequenza cardiaca e respiratoria. Riduce il tempo dedicato al pianto.
- Stabilizza la temperatura.
- Aumenta le possibilità di successo dell’allattamento materno e rafforza il legame affettivo. Uno studio condotto a New York su 150 nascite di bebè sani, a termine e prematuri ha concluso che, del 72% delle madri che inizialmente desideravano dare il seno, solo un 28% ha proseguito con l’allattamento materno. Di questo 28%, il 100% aveva realizzato il CPP in sala parto.
- Aumenta il livello di ossitocina, che produce un effetto antistress sulla madre, migliora la contrattilità uterina e favorisce l’espulsione del colostro.
- Favorisce la colonizzazione del neonato da parte dei batteri provenienti dalla madre.
Effetti della separazione
La separazione precoce tra la madre e il neonato provoca una serie di effetti negativi che dovrebbero essere evitati.
- Ostacola lo sviluppo del legame affettivo. La separazione produce un ritardo nel processo di riconoscimento dell’odore materno.
- Rallenta il recupero dallo stress del parto.
- Aumenta il dispendio energetico e ritarda l’adattamento metabolico del neonato. La separazione provoca nel bebè un’ipotermia a cui cerca di compensare attraverso la produzione di vasocostrizione periferica, ricorrendo a un aumento del consumo di glucosio e a un’acidosi metabolica.
- Il bebè dorme e meno e piange di più.
- Ostacola il successo dell’allattamento materno. Se non si approfitta del periodo sensitivo, il bebè non avrà l’opportunità di raggiungere da solo il seno della madre.
Nel mondo animale, la maggior parte dei neonati che vengono separati dalla madre e poi restituiti vengono rifiutati da quest’ultima, che potrebbe arrivare anche a ucciderli. Una madre che attende per 9 mesi un’ondata di amore e orgoglio materno può sentirsi scoraggiata e frustrata, se viene separata dal proprio bebè, che le verrà mostrato solamente in seguito. La nascita comporta uno stress per il bebè, da cui deve recuperarsi. Per sentirsi al sicuro, il bambino ha bisogno di sua madre e di suoni familiari, come quello del suo respiro o del suo cuore.
Quindi, non possiamo assolutamente permetterci di trascurare una tecnica così semplice e priva di costi economici che provoca così tante ripercussioni positive per la madre e il neonato. Per questa ragione, è indispensabile che tutte le future mamme conoscano l’importanza del contatto pelle a pelle e che siano al corrente dei protocolli seguiti nell’ospedale nel quale desiderano avere i propri bebè.
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