C'era una volta una piccola mano che mi prese con una forza immensa...

C'era una volta una piccola mano che mi prese con una forza immensa...
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2021

C’era una volta una piccola mano, un pugno chiuso coperto di vernice caseosa, quella pellicola bianca con la quale vengono al mondo i neonati. C’era una volta una vita che arrivò tra pianti, paure e ansie e che, poco dopo, si aggrappò con forza immensa a un dito familiare. Era la mano della mamma, che riceveva con emozione il segno dell’energia del suo piccolo, di quell’istinto naturale rivolto alla sua più grande figura di attaccamento. Il segno di un amore infinito…

Si dice speso che sono le cose più minuscole a costruire la magica trama della nostra vita e quel rifugio della memoria al quale ci piace tanto tornare. L’essere umano è un incorreggibile nostalgico. Se esiste un momento che è impossibile lasciare andare alla deriva dell’oblio è proprio quello in cui nostro figlio ci prende il dito per la prima volta, per premerlo con forza nella sua piccola mano.

L’infanzia si misura dai suoni, le sensazioni, le carezze…

-John Betjeman-

Grazie a quel gesto, per loro istintivo, si rimane catturati per sempre, per tutta la vita. È un inizio che nessun genitore dimentica, che emoziona e che vibra per sempre dentro di lui. È come se il bebè ci riconoscesse come parte della sua vita, come se dicesse: “Ormai ti ho preso: ora sei la mia mamma, il mio papà“. È un momento nel quale non si può che arrendersi all’evidenza: il legame ormai si è creato, e non potrà mai spezzarsi…

C’era una volta una piccola mano…

Una piccola mano stringe il dito della mamma

C’erano una volta la forza, la vita e la paura racchiusi in una piccola mano che cerca rifugio. È sufficiente che mettiamo il nostro dito nel palmo del neonato perché lui lo afferri all’istante, rapidamente e con l’urgenza di calmarsi, per sentirsi sicuro. Siamo parte di lui e quell’incantevole essere minuscolo è parte di noi…

Il riflesso di prensione nel bebè

Non toglieremo emotività a questo gesto, se diciamo che quest’atto dei bebè che ci piace così tanto non è che un riflesso naturale, un atto istintivo ereditato dai nostri antenati. In questo modo, attraverso la reazione repentina di afferrare tutto ciò che tocca la sua piccola mano, il bebè rimane saldo e sicuro. Infatti, lo fa con così tanta forza che, mentre è aggrappato alle nostre dita, potremmo anche sollevarlo.

  • È un fatto naturale, che gli stessi medici verificano nei neonati, assieme a tutti gli altri riflessi necessari per il loro corretto sviluppo.
  • Infatti, questo riflesso scompare in breve tempo, con la maturazione del cervello. In questo modo il bebè può manipolare e prendere oggetti con intenzionalità e maggior prontezza.

Prendere la mano del vostro bebè durante i suoi primi mesi è altamente raccomandato

È perfettamente normale che, mentre la mamma allatta il suo bebè, prenda la mano del suo bimbo per permettergli di premere con forza il suo dito. Durante il suo primo mese di vita, è normale vedere il bambino con il pugno sempre chiuso. Tuttavia, poco a poco noteremo dei cambiamenti incredibili. Per esempio, non stringerà più così tanto, oppure inizierà a scuoterci o ad agitare un giocattolo che gli avremo dato.

Questa continua stimolazione, quest’abitudine così bella di prendere le manine dei bebè, accarezzarli mentre li nutriamo o facciamo loro il bagno, farà compiere dei balzi meravigliosi alla loro maturazione, favorendo il loro corretto sviluppo.

Nell’ottavo mese, il bebè è già cosciente delle sue mani

Le mani sono un linguaggio per le nostre emozioni

All’ottavo o nono mese ci accorgeremo che, grazie alla raffinata coordinazione tra mani e occhi, il vostro bebè non lascerà tranquille le sue mani. È allora che notiamo le sue tirate di capelli e il suo desiderio improvviso di toccarci il viso o afferrare tutto ciò che gli passa davanti e attira il suo interesse.

In questo periodo, non solo trova piacere nel semplice atto di prendere le cose, ma adora che quelle cose facciano rumore o che, se il papà o la mamma gli prendono la mano, gli dicano qualcosa, cantino, sussurrino… È un momento eccezionale, nel quale il bambino è ricettivo nei confronti di una grande quantità di stimoli. In breve tempo, affinerà ancor più il meccanismo di prensione con la “pinza” (l’unione di pollice e indice), per accrescere lo sviluppo della sua motricità fine.

Le mani sono un linguaggio magico, un canale per le nostre emozioni

Le mani offrono sostegno, complicità, amore

Sentire la mano del nostro partner che ci offre sostegno, affetto, complicità, amore… Dare la mano ai nostri nonni per aiutarli a muoversi o per dimostrare intimità quando parliamo con loro. Tutto ciò ci trasmette una serie di emozioni positive che rafforzano i legami, che costruiscono relazioni significative e, al contempo, un senso di umanità in cui ci riconosciamo e ci prendiamo cura l’uno dell’altro.

Il modo migliore di rendere buoni i bambini è farli felici.

-Oscar Wilde-

Toccare è sentire. Toccare le persone che per noi sono importanti significa confermare il loro affetto e riconoscerle come esseri speciali nel nostro cuore. Quindi, non dobbiamo mai trascurare l’importanza di agevolare questo linguaggio nei confronti dei nostri figli.

Quella che è iniziata come una storia di magia e immenso amore, quando abbiamo sentito per la prima volta quella mano che afferrava con forza il nostro dito, non deve fermarsi lì. Non è che il principio. Poi devono arrivare le carezze, le attenzioni, i giochi, sfogliare un libro, passeggiare mano nella mano…

Assaporiamo e valorizziamo questi momenti, che, certamente, non hanno prezzo.

Immagini per gentile concessione di Lullabilly


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