Il mio bebè non vuole mangiare: che cosa devo fare in questi casi?

Il mio bebè non vuole mangiare: che cosa devo fare in questi casi?
Elena Sanz Martín

Revisionato e approvato da lo psicologo Elena Sanz Martín.

Ultimo aggiornamento: 17 aprile, 2023

Un’alimentazione sana è la base per lo sviluppo del bebè. Che cosa accade, però, quando il vostro bebè non vuole mangiare gli alimenti che gli offrite? Eccovi alcuni consigli per fare in modo che vostro figlio si alimenti in maniera adeguata.

L’alimentazione è una componente fondamentale nello sviluppo di ogni essere umano. Tuttavia, capita spesso che i bebè non vogliano mangiare, senza che noi riusciamo a scoprire a che cosa è dovuto questo comportamento. Di seguito, presentiamo alcuni consigli per sapere che cosa dobbiamo fare se il bebè non vuole mangiare.

Quando è il momento di valutare le ragioni per le quali un bebè non vuole mangiare, i pediatri suggeriscono di identificare, in primo luogo, il momento in cui hanno presentato questo rifiuto per la prima volta.

Se accade da sempre, la cosa può essere dovuta a qualcuna di queste ragioni:

  • Reflusso acido: vale a dire che il bebè non produce abbastanza acido nello stomaco per digerire gli alimenti. Di solito, il problema si risolve con il trascorrere delle prime settimane di vita. Se, al contrario, la produzione di acido è eccessiva, il bambino presenterà dolori e piangerà ogni volta che viene alimentato.
  • Rifiuto del lattosio: accade quando l’organismo non produce sufficiente lattasi, l’enzima necessario per assimilare i latticini (non è però il caso dei formaggi e dello yogurt, che sono latticini già fermentati). L’intolleranza al lattosio genera dolori intestinali. Tenete presente che se il bebè è colpito da questa intolleranza alimentare, tenderà a presentarne altre.
  • Aspettative esagerate da parte dei genitori: il bebè mangia per necessità, non per dovere. Capita spesso che il bebè soddisfi le sue necessità con una determinata quantità di cibo, ma che i genitori insistano nel ritenere che “mangia poco”. In realtà, il problema non risiede nel neonato, ma nelle aspettative dei genitori.
Per evitare il rifiuto da parte del bebè, bisogna rendere l'alimentazione un'esperienza gradevole

D’altra parte, se il rifiuto degli alimenti rappresenta una novità, è importante identificare il problema al più presto, per poterlo risolvere quanto prima. Le cause più frequenti di questo comportamento sono:

  • Problemi digestivi: di solito sono accompagnati da diarrea, crampi allo stomaco, malessere e vomito.
  • Presenza di qualche altro genere di malattia. In questo caso, è normale che il bebè senta meno appetito. Per esempio, se soffre di febbre o influenza è del tutto normale che non abbia molta voglia di mangiare.

Consigli per far sì che il bebè mangi

Una volta che le cause sono state identificate, che cosa possiamo fare per correggere le abitudini alimentari del bebè? Esistono alcune tecniche molto semplici che servono a modellare la percezione che il bebè ha dell’alimentazione.

Questi cinque fattori potrebbero contribuire al costituirsi di questa percezione:

  1. Rendere l’alimentazione un’esperienza gradevole. Ricordate che, durante i primi anni di vita, il bebè assorbe tutto ciò che percepisce e lo mette in relazione con ciò che è buono e ciò che è cattivo. Se il momento dedicato all’alimentazione si svolge in un ambiente tranquillo, questo contribuirà a creargli una percezione positiva.
  2. Fate attenzione alle temperature. Il bebè non sa che il cibo è freddo, oppure che è caldo. Quindi, cercate di trovare la temperatura giusta di ogni alimento.
  3. Evitate gli alimenti elaborati, come miele, tè o infusi. Il suo organismo potrebbe non essere pronto per digerirli. Rivolgetevi piuttosto verso i cibi naturali e cercate di dargli della frutta. In questo senso, la mela tritata o lo yogurt naturale sono le alternative migliori.
  4. Siate scrupolosi nell’igiene, sia nella vostra che in quella del bebè. Per toccare gli alimenti, le mani di entrambi devono essere pulite, così come le posate che verranno utilizzate.
  5. Non obbligatelo a mangiare cose che non gli piacciono. Sta costantemente imparando a conoscere nuovi sapori e consistenze. Il fatto che un frutto o una verdura non gli piacciano in un primo momento non significa necessariamente che eviterà per tutta la vita di mangiarlo. Dategli tempo e cercate delle alternative.

Qual è il momento per il bebè di mangiare alimenti diversi dal latte?

A partire dai quattro o dai sei mesi, è già possibile offrire al bebè altri generi di alimenti, soprattutto frutta e verdura. È importante continuare a integrare piccole quantità di ingredienti diversi perché continui a scoprire quali sapori gli piacciono e quali no, e qual è la temperatura che preferisce (alimenti caldi o freddi), oltre a risolvere tutte le questioni relative all’alimentazione del bebè.

È importante capire quali sono le ragioni per le quali il bebè non vuole mangiare

L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda che il latte materno sia l’unica fonte di alimentazione fino al primo mezzo anno di età. A partire da quel momento, segnala che è conveniente integrare alimenti adatti all’età del bebè e che siano sicuri per lui. Non dimentichiamo che i suoi denti non sono ancora usciti e che, di conseguenza, non può ancora masticare.

Tra le tante alternative sane e naturali, vi raccomandiamo di provare con purè di patate o di verdure, composte di mela o di pera e succhi d’arancia.

Esistono alcune tecniche molto semplici che servono a modellare la percezione che il bebè ha dell’alimentazione.

È necessario consultare uno specialista quando il bebè non vuole mangiare?

Torniamo di nuovo al punto di partenza. È assolutamente fondamentale non allarmarsi e saper identificare quali sono le ragioni per le quali il bebè non vuole mangiare. Potrebbe trattarsi di qualcosa che dipende da una situazione determinata, oppure il problema potrebbe essere l’alimento o la sua preparazione. In questo caso, quindi, se si presentano dei sintomi che meritano un consulto medico, oppure se questo comportamento si prolunga nel tempo, non dubitate e consultate uno specialista.


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