L'appuntamento con il puerperio

L'appuntamento con il puerperio
Raquel Aldana

Scritto e verificato la psicologa Raquel Aldana.

Ultimo aggiornamento: 17 aprile, 2023

Si chiamano puerperio o quarantena i 40 giorni posteriori al parto, costituiti da una fase di adattamento alla nostra nuova realtà fisica e psicologica.

Il rispetto per questo periodo deriva dal passato, quando le donne si facevano carico a livello comunitario dei bambini, mentre gli uomini si occupavano del cibo.

Se la situazione attuale non permette questo sistema di cooperazione, non vuol dire che non sia necessario. Tutte le puerpere hanno bisogno del sostegno sociale per rimettersi dalle ferite fisiche ed emozionali del parto. 

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Pensare a noi nel puerperio per la felicità familiare 

L’essere costituite come “mamme-bebè” è sinonimo di convivenza con il caos più assoluto. Durante il puerperio, ogni nuova sensazione spaventa la neomamma, che non sempre è felice, né è sempre contenta di allattare alle 5 di mattina.

La madre necessita del sostegno emotivo delle persone care per abbandonare il mondo razionale degli orari, degli obblighi, delle decisioni logiche e immergersi nei suoi pensieri.

È una sensazione di cui la puerpera sente la mancanza in questo periodo impegnativo di comprensione di se stessa, del figlio e degli altri. 

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La perdita dell’identità durante il puerperio 

Trovarci di fronte alla nostra recente identità di mamma-bebè significa uscire dal mondo che finora abbiamo conosciuto.

Significa accettare che il lavoro, le amicizie, gli interessi che hanno consumato le nostre energie si trasformino in ricordi lontani,  sovrastati dal pianto del nostro bambino.

Avviene una specie di duello, crediamo che mai più torneremo ad essere donne meravigliose, attive, affascinanti e intelligenti.

Questo accade per lo sforzo fisico ed emotivo a cui ci siamo sottoposte e perché perdiamo il contatto con i nostri luoghi di riferimento (luogo di lavoro, di studio…).

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La routine ci assorbe, generando a volte la sensazione di aver perso il treno e che mai più torneremo nel mondo che conosciamo.

Durante la quarantena, ci trasformiamo in persone con un unico ruolo. Osserviamo il mondo con gli occhi del bebè senza riconoscere noi stesse quando ci guardiamo allo specchio.

Il nostro lato materno ci fa sentire estremamente sensibili ed emotive, con il cervello confuso e i sentimenti alterati.

Sapendo tutto ciò, capiremo che il sostegno affettivo non rappresenta un privilegio, ma una priorità.  Spiegamolo alle persone che ci circondano e invitiamole ad offrirci il loro aiuto.

 

 


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