La sindrome del nido vuoto: di cosa si tratta e come superarla?
Una genitore e suo figlio sono legati da uno stretto legame, che è impareggiabile e, generalmente, inalterabile dal passare del tempo. Tuttavia, c’è un momento nella vita in cui i figli abbandonano il focolare, qualunque possa essere il motivo. In questo momento, i genitori possono soffrire della famosa sindrome del nido vuoto.
Quando i figli se ne vanno di casa, sia il padre che la madre possono manifestare i sintomi sia fisici che emotivi. Questi sono causati dallo scossone emotivo che è il dover affrontare il fatto che quelli che solo ieri erano bambini sono già delle persone adulte e pretendono di uscire alla ricerca del proprio destino.
La sindrome del nido vuoto è più comune nelle donne, ma può presentarsi in entrambi i sessi. Inoltre, questo disturbo è più evidente nelle società occidentali, in cui gli anziani si devono abituare a vivere da soli. Non è così in molte zone dell’Asia o in Africa, in cui questi sono accuditi dalle generazioni più giovani, con le quali generalmente convivono.
Sintomi della sindrome del nido vuoto
Non tutte le persone la sentono allo stesso modo, dal momento che i sintomi non si presentano sempre tutti con la stessa intensità o in modo inevitabile. Ogni persona è diversa e ha la propria maniera di percepire, interpretare e rispondere ai problemi. Tra le tante emozioni che possono provare i genitori che soffrono della sindrome del nido vuoto possiamo elencare:
Tristezza
Si tratta di una conseguenza logica e comprensibile. I genitori stanno chiudendo una fase della loro vita che, come ben capiscono, non tornerà mai più. Per questo, è completamente naturale che provino rammarico e nostalgia per gli anni che si sono già conclusi.
Solitudine
Per vedere le cose nel modo più concreto possibile, dobbiamo capire che dal momento in cui un figlio se ne va ci sarà una stanza vuota, un piatto in meno a tavola e una persona in meno che cammina per la casa. Questa visione può essere desolante per molti genitori. Alcuni possono persino arrivare a credere che i propri figli si dimenticheranno di loro o che non avranno più tempo per andare a trovarli.
Senso di colpa
In certe occasioni, quando si presenta la sindrome del nido vuoto, molte persone provano un certo senso di colpa per quei conflitti che sono avvenuti in passato. Di fatto, possono anche arrivare a credere di aver fatto del male ai propri figli e che questi se ne sono andati per una loro responsabilità.
Depressione
Se l’umore del padre o della madre si trova ad essere danneggiato in modo eccessivo in seguito all’abbandono di un figlio, è consigliabile cercare un aiuto di tipo professionale. Questa situazione può dare origine a un quadro depressivo; ovviamente, è importante trattare questo problema il più precocemente possibile.
Altri sintomi
Oltre a quelli già menzionati, è possibile che i genitori sperimentino ansia, noia, insonnia, svogliatezza e irritabilità. La migliore soluzione in questi casi è cercare di modificare la routine, un elemento alla volta, per cercare così di distrarsi e rompere la catena di pensieri negativi.
Come superare la sindrome del nido vuoto?
Un primo passo fondamentale per uscire da questa difficile fase è capire che ciò non significa che il figlio se ne andrà per sempre dalla vita dei genitori. Si tratta di un momento che ogni essere umano deve affrontare: lasciare la casa dei genitori per tracciare il proprio cammino è un gesto praticamente istintivo.
Per questo, i genitori devono impegnarsi ad accettare questo nuovo modello di vita e a sopportarlo nella miglior maniera possibile. In fin dei conti, si tratta anche di un segnale del fatto che il processo educativo è stato portato a termine con successo e che l’amore reciproco tra genitori e figli ha saputo superare le difficoltà della vita.
Un ottimo strumento, oltre all’inestimabile aiuto dell’unione della coppia, è intraprendere delle attività per distrarre la mente. Così, socializzare con altre persone che attraversano un momento simile e concentrare l’attenzione su qualcosa che appassiona può essere d’aiuto nell’osservare la situazione da un’altra prospettiva.
La preparazione è essenziale
Come per ogni avvenimento importante, è consigliabile lavorare in anticipo per far fronte alla partenza di un figlio. Questo che cosa vuol dire? Negli anni precedenti al compimento della maggiore età o a quando il figlio inizia a parlare dell’idea di lasciare la casa dei genitori, dobbiamo lasciargli maggiore libertà. Ovvero, esserci ma senza risolvergli tutti i problemi.
Questa semplice abitudine rende più facili due questioni. Per prima cosa, i genitori potranno valutare quanto sia preparato il giovane a lasciare la casa. Seconda cosa, servirà a far sì che si abitui alle sfide che incontrerà “là fuori”.
Altre azioni che possono aiutare a superare questo momento sono:
- Mantenere una relazione di coppia sana, così come anche una vita sociale nel caso di genitori divorziati o madri single.
- Rendere la transizione progressiva, se è possibile. Questo vuol dire che si può iniziare dai fine settimana, per poi rendere l’assenza più prolungata.
- Evitare di lasciare la casa quando si stanno attraversando dei momenti personali difficili, che sono quei momenti in cui si necessità dell’unione della famiglia.
Infine, vale la pena di sottolineare l’importanza di questo ultimo punto. In ogni momento, il dialogo, la comprensione e il rispetto devono essere prima di ogni altra cosa da entrambe le parti. Per attraversare così questi momenti con la maggior serenità possibile.
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