Che cos'è la psicologia pediatrica?
La psicologia pediatrica è specializzata nello studio dei processi psicologici dell’infanzia, che fanno parte dello sviluppo infantile. La sua origine, che risale al secolo XIX, affonda le proprie radici nella teoria biologista. Tuttavia, nel corso del XX secolo ha ampliato il ventaglio dei propri strumenti di analisi impiegando teorie come quelle della psicanalisi, della psicologia cognitiva e del costruttivismo.
I contributi di Jean Piaget, con la sua teoria dell’apprendimento, hanno definito la direzione seguita dalla psicologia pediatrica. Questo psicologo svizzero, infatti, ha dedicatola propria attività di ricerca all’indagine delle fasi dello sviluppo infantile. Ha offerto una descrizione del modo in cui i bambini percepiscono se stessi e il mondo, dalla nascita all’adolescenza.
In che modo la psicologia pediatrica affronta lo studio del bambino
Concependo il bambino nella sua complessità, questa disciplina comprende le caratteristiche motorie, linguistiche, emotive, percettive, fisiche, cognitive e sociali del bambino. Gli psicologi pediatrici possono seguire una corrente scientifica oppure un’altra, avvalendosi nei loro interventi dei contributi di ogni teoria.
In questo modo, la psicologia pediatrica affronta la maniera in cui ogni tappa evolutiva opera in ogni bambino o, viceversa, stabilendo parametri e codici (in generale, lasciando spazio a un ampio margine di relatività) nel contesto della salute mentale dell’infanzia.
Allo stesso modo, gli psicologi pediatrici affrontano ogni bambino all’interno del suo contesto ambientale. Naturalmente, nella formulazione di una diagnosi e nella definizione di un trattamento, si rende indispensabile conoscere e trattare l’ambiente. Di conseguenza, il professionista deve stabilire:
- In che modo le variabili date dal contesto (famiglia, scuola) e le caratteristiche di ordine biologico (genetica) confluiscono nella determinazione del comportamento infantile.
- In che modo i cambiamenti ambientali incidono sulla salute mentale del bambino.
Alcune nozioni della teoria cognitiva di Piaget
Per comprendere la psicologia pediatrica è necessario conoscere il modo in cui è stata formulata dal cognitivista Jean Piaget. Fondamentalmente, questo teorico postula che, a ogni età, il bambino acquisisce in maniera naturale la capacità di risolvere determinati problemi: di carattere motorio, cognitivo ed emotivo.
Per Piaget, le tappe evolutive sono da intendersi come strutture cognitive. Queste basi si sviluppano nel corso del tempo seguendo sempre lo stesso ordine. Secondo questa linea di pensiero, però, non si tratta di concentrarsi sull’età del soggetto, ma di fare in modo che i vari stadi evolutivi si susseguano senza che si accavallino. Allo stesso modo, ogni tappa deve integrarsi armoniosamente con quella che la segue.
Le tappe dello sviluppo infantile esposte da Jean Piaget sono le seguenti:
- Stadio senso-motorio (da 0 a 2 anni). Il bambino impara a conoscere il mondo e le proprie capacità attraverso i sensi.
- Stadio pre-operatorio (da 2 a 7 anni). Il bambino è in grado di fare uso del pensiero simbolico, che consente, tra le altre cose, di sviluppare la capacità di parlare. Tuttavia, durante questa fase il pensiero continua a essere egocentrico; in altre parole, il bambino comprende il mondo esclusivamente attraverso il proprio punto di vista.
- Stadio operatorio-concreto (da 7 a 12 anni). Il bambino è capace di trarre deduzioni logiche e impiegare principi deduttivi. Operazioni comparative come la reversibilità e la seriazione sono alcune delle acquisizioni proprie di questa tappa. Tuttavia, da questo “periodo scolastico” sono ancora escluse le astrazioni.
- Stadio operatorio-formale (da 12 anni in poi). È nell’adolescenza e nell’età adulta che il soggetto acquisisce la capacità di formulare ipotesi e proiezioni e realizzare operazioni formali.
Tendenze attuali nella psicologia pediatrica
Al giorno d’oggi, i cambiamenti culturali si succedono a un ritmo vertiginoso e i bambini presentano comportamenti molto differenti da quelli adottati dai bambini di 100 anni fa. Di conseguenza, è possibile sentire frasi già fatte come “disturbo d’ansia”, “deficit di attenzione”, “disturbo del sonno”, depressione o, in senso più globale, “disturbo dello spettro autistico“.
Queste disfunzioni impediscono ai bambini di rispondere a determinate norme standard. Le teorie tradizionali della psicologia pediatrica sono sottoposte a costante revisione e aggiornamento, in modo da potersi adattare alle necessità presentate dalle generazioni più recenti.
L’onnipresenza della tecnologia, la crisi della famiglia etero-patriarcale e la creazione di nuove maniere di costruire nuclei familiari richiedono approcci teorici innovativi che abbiano origine dalla psicologia pediatrica.
Di conseguenza, da tutto ciò derivano modi diversi di vedere le cose, che a loro volta possono evolversi all’interno della pedagogia, delle scuole e dei centri di insegnamento. In conclusione, una definizione obsoleta dell’infanzia è destinata a creare una distanza incolmabile tra le nuove e le vecchie generazioni. Per questa ragione, nel loro approccio con il mondo del’infanzia molti esperti applicano parametri di carattere scientifico, cercando di ridurre il più possibile questa distanza.
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