Lasciar piangere il bambino è positivo o negativo?

Il pianto è l'unico mezzo che ha il neonato per poter comunicare le sue necessità. Tuttavia, lasciar piangere il bambino in modo eccessivo può avere in qualche modo un effetto negativo?
Lasciar piangere il bambino è positivo o negativo?

Ultimo aggiornamento: 15 dicembre, 2018

Fame, freddo, bisogno di contatto o persino qualche malessere sono alcuni tra i motivi per cui il bambino piange. Con questa azione ci è chiaro che il neonato stia comunicando le sue intenzioni. Ma quindi, lasciar piangere il bambino è positivo o negativo?

Questa questione è controversa, perché entrambe le posizioni coesistono: quella che afferma che è una cosa assolutamente negativa, così come quella di altri specialisti che invece affermano che il neonato può in questo modo imparare l’attesa e il controllo del suo comportamento.

Per non lasciare nessuna delle posizioni fuori dal dibattito, vogliamo mostrarvi entrambe le facce della moneta e quali sono i pro e i contro del lasciar piangere il bambino.

Lasciar piangere il bambino è positivo o negativo?

Come abbiamo appena accennato, esistono due posizioni sull’argomento. Da una parte si afferma che lasciar piangere il bambino per un tempo prolungato possa scatenare una situazione di stress così elevata nel piccolo che potrebbe portarlo a soffrire di problemi neurologici.

Dall’altro lato, un gruppo diverso di pediatri afferma che non esistano studi che provino realmente che il pianto prolungato danneggi in alcun modo il bambino. Di fatto, credono che lasciarli piangere permetta loro di aprirsi al mondo, essere più indipendenti e imparare ad essere pazienti.

Ovviamente, questa posizione prende il considerazione il fatto che il bambino non pianga per una necessità, ma più che altro per capriccio.

Per mostrare meglio le due posizioni, a seguire presenteremo gli apparenti benefici e le controindicazioni relative a cosa fare di fronte al pianto del neonato.

Neonato piange

Le controindicazioni

Riguardo al lasciar piangere il bambino, ci sono molte controindicazioni. Anche non sono stati fatti studi sui danni derivanti dal pianto non consolato di un bambino (e chi farebbe vivere a suo figlio una cosa del genere?), possiamo comunque dire con ottime motivazioni che quei danni esistano.

Si parte dall’idea che non è lo stessa cosa se un bambino appena nato o con meno di 6 mesi piange in modo prolungato rispetto a un bambino di 2 anni che piange per capriccio. L’età e la motivazione del pianto dovranno essere, in parte, il fattore decisivo per dare un giudizio di valore riguardo a questo argomento.

In particolare, le argomentazioni contro al lasciar piangere il bambino evidenziano come il piccolo possa soffrire dei seguenti danni:

  • Il bambino può crescere meno intelligente.
  • Può diventare nervoso o soffrire di ansia.
  • Potrebbe avere problemi nel legarsi ad altre persone.
  • Può diventare un bambino insicuro.
  • Nel campo della medicina psicosomatica, si afferma che il bambino può soffrire di problemi psicologici.
  • Il bambino può sentirsi abbandonato e questo sentimento si può radicare nella sua mente.
  • I bambini che piangono e non vengono accuditi possono sviluppare un attaccamento evitante.

Infine, l’ultima motivazione afferma che, al contrario di quanto molti pensino, se ci si occupa del bambino velocemente, il suo pianto si fermerà; se lo si lascia piangere, il bambino intensificherà invece di più le sue grida e la sua frustrazione.

“L’età e la motivazione del pianto dovranno essere, in parte, il fattore decisivo per dare un giudizio di valore riguardo a questo argomento.”

Le posizioni neutre

Dobbiamo iniziare questa sezione con una premessa. Gli specialisti che rimangono in una posizione neutra non vedono come un problema maggiore il fatto che i genitori lascino piangere il bambino nel caso di assenze brevi. Ad esempio se sono andati un attimo in bagno o se stanno preparando il biberon.

Questo non significa però che siano a favore del fatto che il bambino continui a piangere per un tempo prolungato magari perché viene ignorato intenzionalmente. La loro posizione è legata più all’attaccamento che alla scienza e credono che non ci siano prove abbastanza convincenti da servire come argomentazione valida per arrivare a conclusioni definitive.

Pianto

D’altra parte, sostengono che non compiacere in modo immediato un comportamento capriccioso del bambino lo potrà rendere più paziente e tollerante. In particolare nella convivenza e nella comunicazione con i suoi genitori. A questi vantaggi, si possono sommare anche i seguenti:

  • Se ci si occupa immediatamente di un bambino che piange per capriccio, il bambino imparerà a manipolare i propri genitori.
  • I bambini con più di 6 mesi di vita che non hanno nessun dolore, fame o sonno, possono essere lasciati piangere per qualche istante.
  • Qualsiasi bambino può piangere, ma questa situazione non dovrebbe mai eccedere la durata di cinque minuti.

Affrontiamo ogni pianto con amore

Per concludere, è importante chiarire che ogni situazione di pianto è particolare e a sé. Non è la stessa cosa se il bambino piange perché non gli piace il seggiolino dell’auto e non vuole che lo mettiamo lì, rispetto a se piange perché ha fame o perché ha il pannolino sporco e non viene accudito. In ogni caso, non devono mai mancare il buon senso, la pazienza e l’amore nei confronti del piccolo.


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