Le mie braccia saranno sempre il tuo rifugio

Le braccia della madre saranno sempre il posto dove ritrovare l'amore e l'equilibrio emotivo di cui tutti abbiamo bisogno anche da adulti.
Le mie braccia saranno sempre il tuo rifugio
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2021

Non importa se hai 3 mesi, 3 anni o 30 anni. Le mie braccia saranno sempre il tuo rifugio: quella casa in cui crescere sentendosi amati, apprezzati, protetti. Questo angolo del mio corpo ci sarà ogni volta che avrai bisogno di un cuscino e di un aiuto per risolvere i problemi. Le mie braccia saranno il posto dove ritrovare l’amore e l’equilibrio emotivo di cui tutti abbiamo bisogno anche da adulti.

Siamo sicuri che ogni madre e padre si sentito dire in più di un’occasione: “non prendere così tanto tuo figlio in braccio, altrimenti lo vizi”. Queste frasi della presunta saggezza popolare fanno inevitabilmente sorgere dei dubbi: sarà davvero meglio lasciare il bambino nel passeggino o nella culla, a faccia in su guardando un muro, guardando un cielo infinito dove non accade nulla, dove nessuno gli parla?

I bambini sono le ancore di salvezza e la forza delle loro madri.

-Sofocle-

È chiaro che in ogni cosa esiste un limite e un equilibrio. Al di là del fatto che molti bambini credono di dover trascorrere la prima vita in braccio alla mamma, tenerlo in braccio non può essere più benefico e stimolante. Il torace e le braccia dei genitori sono scenari ideali, in cui sentire sicurezza e stimolazione continua allo stesso tempo. Qualcosa di perfetto che favorisce la maturazione del cervello.

D’altra parte, vogliamo dirvi una cosa su cui riflettere. Vi sono prove concrete che lo sviluppo psico-affettivo e l’equilibrio emotivo dei bambini che sono cresciuti in un orfanotrofio è spesso debole quanto traumatico. La maggior parte soffre di disturbi e traumi dell’abbandono. In alcuni casi, i bambini che si trovavano in alcuni orfanotrofi hanno persino smesso di piangere.

Arriva un momento in cui un bambino capisce che piangere non aiuta più. Non importa che sia ben nutrito: ciò che desidera veramente è un rifugio, essere preso tra le braccia della propria madre, stretto forte e quindi assistito emotivamente. Quando questo manca, il bambino inizia a sviluppare carenze e l’impronta di una ferita che porterà più di una conseguenza: bassa autostima, problemi di attenzione, sviluppo cognitivo più lento, tra gli altri.

Crescerai tra le mie braccia per essere più forte

Madre con figlia

Considerate queste drammatiche testimonianze, l’importanza di stabilire un legame forte, sano e sicuro con i propri figli diventa fondamentale. Infatti, si tratta di qualcosa di essenziale che bisogna promuovere soprattutto durante i primi tre anni di vita, un periodo chiave nello sviluppo cerebrale, psicomotorio, affettivo e psicosociale del bambino.

Pertanto, non fa mai male trasmettere affetto tenendo il bambino in braccio, perché i benefici di questo semplice gesto e l’impatto sulla percezione di vostro figlio sono meravigliosi. L’abbraccio di una madre sarà sempre un rifugio per il bambino.

Crescere tra le braccia di mamma e papà migliora lo sviluppo del bambino

La postura naturale del bambino, come sappiamo, è con la schiena arcuata a forma di C. Ecco come era nel grembo materno e come si sentirà a suo agio durante i primi mesi.

  • Ricordate che le ginocchia devono stare al di sopra del sederino e le gambe in posizione “rana”.
  • Tenete presente che un bambino che trascorre tutto il giorno sdraiato può sviluppare plagiocefalia (appiattimento della testa a causa della cattiva postura).
  • A sua volta, la continua interazione con il bambino mentre lo tenete tra le braccia favorisce lo sviluppo sociale, emotivo e comunicativo: risponderà a sorrisi, parole, carezze…
  • Il fatto di portarlo tra le braccia spesso riduce la presenza di coliche e persino il classico reflusso così comune durante i primi 3 mesi di vita.
Donna su un albero


Le mie braccia saranno sempre il tuo rifugio, non importa quanto tu sia grande

I figli, si sa, crescono molto velocemente. Fino a ieri facevano un pisolino sul vostro petto e camminavano mano nella mano con voi nel parco. Poi, quando meno ve ne rendete conto, vanno da soli a scuola, guidano l’auto e preparano le vacanze in compagnia dei loro amici.

Educare non significa dare filo da torcere, ma aiutare l’anima a superare le difficoltà della vita.

-Pitagora-

Tutto questo è positivo. Infatti, ogni genitore si aspetta che il proprio figlio cresca sano, felice, libero, forte, maturo e capace di rendere felici gli altri. Tuttavia, ricordate che nessuno è mai abbastanza grande da non aver bisogno di un abbraccio.

Gli abbracci di una madre non hanno una data di scadenza: devono essere sempre lì, un rifugio sia per i momenti quotidiani che per i momenti di bisogno. È un modo per tornare a casa, per ricordare ai vostri figli quanto li amate, quanto sono importanti per voi e quanto siete orgogliosi di loro, per essere semplicemente loro stessi.

Pertanto, vi invitiamo a non prestate attenzione a chi vi dice che tenendo vostro figlio in braccio lo viziate. Perché in realtà, vivere senza questa fonte di affetto nella vita di tutti i giorni significa soffrire. Infatti, crescere un bambino significa non solo garantire la sua salute fisica, ma anche nutrire le sue emozioni, prendersi cura della sua mente.


Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.


  • Bowlby, J. (1986). Vínculos afectivos: formación, desarrollo y pérdida. Madrid: Morata.
  • Bowlby, J. (1995). Teoría del apego. Lebovici, Weil-HalpernF.
  • Garrido-Rojas, L. (2006). Apego, emoción y regulación emocional. Implicaciones para la salud. Revista latinoamericana de psicología, 38(3), 493-507. https://www.redalyc.org/pdf/805/80538304.pdf
  • Marrone, M., Diamond, N., Juri, L., & Bleichmar, H. (2001). La teoría del apego: un enfoque actual. Madrid: Psimática.
  • Moneta, M. (2003). El Apego. Aspectos clínicos y psicobiológicos de la díada madre-hijo. Santiago: Cuatro Vientos

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.