Bambini prematuri: alcuni casi sorprendenti

Bambini prematuri: alcuni casi sorprendenti

Ultimo aggiornamento: 07 febbraio, 2018

La nascita di bambini prematuri preoccupa famiglie e specialisti. È considerato un processo rischioso. Questo difficile momento in cui il bambino è sottoposto a diversi trattamenti medici per tenersi in vita può durare a lungo, ma molti hanno avuto riprese sorprendenti.

Le storie di questi piccoli sopravvissuti servono a farci riflettere sull’importanza dell’aver cura della gravidanza e del dare valore alla vita che stiamo creando. Questi bambini vengono al mondo in anticipo, per lottare e mettere alla prova le abilità della loro famiglia. Dopo un periodo difficile, il lieto fine ci restituisce la speranza.

In questo articolo ti raccontiamo di quei piccoli che, contro ogni previsione, oggi riescono ad avere una vita normale. Vi raccontiamo di nascite di bambini prematuri che hanno lasciato il segno.

Bambini prematuri: nata a 24 settimane

Si tratta di una bambina nata in Messico. Pesava circa 440 grammi, la madre era di appena 24 settimane. La sua nascita è stata anticipata a causa di problemi di salute della madre. È nata con parto cesareo nel Centro Medico La Raza.

La piccola, chiamata Shiryu Juárez, aveva un’aspettativa di vita bassissima. Presentava gravi problemi respiratori perché i suoi polmoni non erano maturi. Inoltre, non riusciva a controllare la temperatura corporea per cui è stata tenuta in terapia intensiva per almeno 50 giorni.

Dopo questo periodo di recupero, è riuscita sorprendentemente a respirare senza aiuto. Poi  è stato possible nutrirla con il latte materno e ha raggiunto i due chili di peso. È stata dimessa in perfetto stato di salute, con grande sorpresa degli specialisti.

Bambini prematuri: come prendersi cura di loro

Ancora oggi la più piccola

Sono almeno 500.000 i bambini prematuri che nascono ogni anno in Europa Sono considerati prematuri quelli che non arrivano alle 38 settimane. Il caso di Amilia è finora uno dei più sorprendenti. Una nascita dopo appena 21 settimane di gestazione.

La piccola è nata a Miami nel 2006 e secondo gli esperti è la più piccola prematura della storia. Amilia ha iniziato la sua lotta con 24 centimetri di lunghezza e 284 grammi di peso.

Come si può facilmente immaginare, le speranze erano poche. Le complicazioni respiratorie la tormentavano come in tutti i bambini prematuri. Inoltre, ha sofferto una lieve emorragia celebrale e ha subito molti interventi chirurgici.

Viva e in salute

La storia di Camila sorprende non solo perché nata prematura. Sorprende perché è nata con un grave problema di setticemia e con un polmone collassato. La piccola è venuta la mondo quando la madre era di 25 settimane.

Camila pesava poco più di 500 grammi. Ha dovuto superare più di un mese di terapia intensiva, un’infinità di trattamenti medici e la minaccia di un’irrimediabile infezione. Si pensava che la quantità di ossigeno somministrata alla piccola potesse provocarle cecità e che altri trattamenti avrebbero influenzato il suo sviluppo.

Tuttavia, dopo due mesi chiusa in ospedale, la piccola si è ripresa con successo. È riuscita a riprendersi completamente e oggi ha una vita normale.

Bambini prematuri: una mamma stringe a sé il suo piccolo

Prematura in tutti i sensi

Un’altra bambina, Alejandra Barría, oggi ventenne. Chiunque la conosca non sospetterebbe mai che alla nascita abbia avuto così tanti problemi. I suoi genitori raccontano che era talmente piccola che non aveva unghie, capelli, ciglia o sopracciglia. Pesava circa un chilo e i suoi primi mesi di vita sono stati molto difficili.

La madre di Alejandra aveva sofferto di appendicite a 22 settimane di gestazione. Prima di operarla, i dottori temevano per la sopravvivenza della bambina.

Dopo aver superato l’operazione in modo sorprendente, è stato anticipato il parto. Precedentemente, gli specialisti avevano cercato di far maturare i polmoni di Alejandra.

Alla nascita, la piccola presentava diverse complicazioni, non solo al sistema respiratorio. Ha anche sofferto di un collasso renale, un’atrofia celebrale e di una pervietà del dotto di Botallo. Non si temeva solo per la sua vita, perché anche sopravvivendo il suo sviluppo neurologico era a rischio.

Contro ogni aspettativa, la bambina si è ripresa totalmente dopo otto mesi in ospedale. Per fortuna, nessuna delle conseguenze temute si è mai manifestata. La sua storia serve ancora a dare forza ai suoi genitori e ad altre famiglie.

 


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