Anche un figlio maschio è sensibile e affettuoso...

Anche un figlio maschio è sensibile e affettuoso...
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2021

Anche un figlio maschio ha bisogno di essere cresciuto con sensibilità. Perché un bambino può arrivare a essere affettuoso come o più di una bambina. Perché educarlo fin da piccolo a sviluppare le giuste doti emotive gli permetterà di risolvere meglio i conflitti in futuro, di avere maggiori doti comunicative, di essere più empatico, assertivo e padrone delle sua realtà.

Oggigiorno, ancora in molti percepiscono nei propri genitori e persino nelle generazioni maschili più giovani una carenza nella gestione ed espressione del proprio universo personale dove convivono dimensioni complesse come la paura, la frustrazione, la tristezza e l’insicurezza…

Un uomo viene educato a tenersi tutto dentro. Quando ha una preoccupazione, quando qualcosa lo rode, non ne parla. Perché? Per evitare di mostrare quella che alcuni definiscono “debolezza di carattere”. Anzi, si vedono ancora molte famiglie che continuano a ripetere ai figli maschi frasi come “non piangere”, “sii forte”, o “non fare la femminuccia”.

Non possiamo dimenticare che quando educhiamo un bambino piccolo a reprimere, dissimulare e soffocare le proprie emozione, in lui non facciamo altro che generare frustrazione. Se ridiamo delle sue lacrime o dei suoi comportamenti, fomentiamo la sua rabbia. Non ha alcun senso mettere al mondo una persona se poi dobbiamo imporle dei divieti, costringerla a erigere muri che arginino le sue emozioni e filo spinato che tenga lontani gli altri dai suoi sentimenti.

Molte mamme e molti papà che educano i propri figli maschi con rispetto e intuito avranno sicuramente notato che i bambini sono incredibilmente affettuosi, espansivi e amorevoli fin da piccoli.  La dimostrazione di amore non è appannaggio esclusivo di un solo genere. Le lacrime non sono esclusiva femminile. Sono l’espressione naturale e necessaria di un’emozione. Una cosa che non possiamo vietare. 

In “Siamo mamme” affronteremo proprio questo argomento.

Un figlio maschio è più vulnerabile

Questo dato è interessante e ci conviene tenerlo bene a mente. Il cervello di un figlio maschio matura in maniera più lenta rispetto a quello di una figlia femmina. 

Allo stesso modo, un figlio maschio è più vulnerabili anche agli effetti dello stress materno durante la gravidanza. È come se, al momento di affrontare le emozioni negative, la neurobiologia femminile disponesse di meccanismi più saldi e resilienti già nella la vita intrauterina.

Non preoccupiamoci, però. Perché anche nella vita “extrauterina” i nostri figli maschi hanno bisogno di un po’ più di attenzione sul piano emotivo rispetto a quello che pensavamo in un primo momento.

Un cervello diverso ma più necessità emotive

un figlio maschio dimostra il suo affetto

Già dai primi mesi di gravidanza si possono notare diverse differenze tra il cervello maschile e quello femminile. I feti di sesso maschile, per esempio, presentano il 10% in più di testosterone nel sangue rispetto ai feti di sesso femminile. Questo piccolo dettaglio innesca determinate differenze tra i due generi che è importante sottolineare:

  • Secondo un interessante studio di recente pubblicazione, intitolato “Tutti i nostri figli maschi: la neurobiologia e la neuroendocrinologia dello sviluppo dei bambini a rischio”, pubblicato da Allan N. Schore,  se non vengono accuditi in maniera adeguata, i bambini possono essere sottoposti a uno stress maggiore rispetto alle bambine. 
  • Facciamo un esempio. Una mamma che non offre a suo figlio un affetto sicuro, continuo e significativo può provocare nel bambino più disordini emotivi di quanti ne provocherebbe in una bambina nella stessa situazione.
  • Allo stesso modo, questa carenza relazionale influisce sullo sviluppo cerebrale, sulle emozioni, sull’autocontrollo e sulla qualità delle relazioni con gli altri.

In media, ma non nel 100% dei casi, quando non ottengono ciò che vogliono, i figli maschi sono più inclini a mostrare la propria frustrazione. Spesso con reazioni violente. L’educazione di un figlio maschio sta proprio nell’insegnargli il prima possibile a gestire queste situazioni.

Allo stesso modo, è comune che un figlio maschio passi da un estremo all’altro, dall’affetto alla scontrosità in pochi secondi quando gli manca qualcosa, o non gli piace qualcosa o ne è infastidito.  Tutti questi segnali ci fanno capire che la sua gestione delle emozioni ci mette molto di più a maturare. Che il suo cervello consolida queste aree più lentamente di quanto accade nelle bambine. Per questo, dobbiamo stare più attenti al complesso universo di un figlio maschio.

figlio maschio

Potenziate in maniera intelligente l’affettuosità naturale di un  figlio maschio

Un figlio maschio viene al mondo munito di una dose infinita di amore, ma anche di tantissime necessità. È affettuoso per natura e ha un intenso bisogno delle vostre carezze, dei vostri abbracci e della vostra vicinanza, già dal primo giorno in cui è venuto al mondo. Ebbene, se in generale vostro figlio vive queste necessità in maniera più intensa e sensibile di quanto faccia una figlia femmina, l’ultima cosa da fare è dirgli che “i bambini non piangono, i bambini sono coraggiosi e possono risolversi i problemi da soli“.

Se lo facciamo, otteniamo solo di erigere un muro di fronte a quelle che sono le sue necessità emotive, generando turbamento. A partire da questo momento il bambino capirà che parlare dei suoi desideri, delle sue necessità, delle sue paure “è vietato”.  E con ciò, vietiamo la sua opportunità di essere assertivo, empatico e di mostrare una buona capacità emotiva.

Figlio maschio affettuoso con la mamma

A che serve tutto questo? Assolutamente a niente. Crescere ed educare un figlio maschio dev’essere un atto all’insegna della sensibilità. Se vostro figlio è venuto al mondo già affettuoso, potenziate questa sua dote. Aiutatelo a sviluppare un’adeguata intelligenza emotiva.

Investirete in felicità. 

Immagini pubblicate per gentile concessione di Pascal Campion


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