Con gli occhi di un bambino, per educare i più piccoli

Genitori e figli spesso hanno esigenze opposte. Quando loro vogliono giocare a fare baccano, noi vogliamo riposare e stare tranquilli, e via dicendo. Ma perché crescano sani e felici bisogna che riusciamo a comprendere il loro punto di vista.
Con gli occhi di un bambino, per educare i più piccoli
Mara Amor López

Scritto e verificato la psicologa Mara Amor López.

Ultimo aggiornamento: 14 marzo, 2023

Educare con gli occhi di un bambino significa aiutare i più piccoli a crescere, tenendo conto del processo di sviluppo di ognuno di loro e adattandoci a esso. In effetti, è importante accompagnare i nostri figli nella loro crescita, ma se vogliamo creare un buon legame, dobbiamo assumere il loro punto di vista, non quello nostro, da adulti.

Dunque, è importante che nasca un rapporto solido con i nostri piccoli, per aiutarli a crescere in salute. E per riuscirci dovremo rispettare il loro processo di crescita con amore ed empatia.

L’infanzia è uno dei tesori più preziosi per l’umanità. Il rapporto di ciascun bambino con l’adulto può favorire oppure ostacolare il suo  sano sviluppo, in base a molti fattori interdipendenti.

Come creare legami solidi e sani, visti con gli occhi di un bambino

C’è bisogno di costruire un ponte per mettere in contatto il nostro mondo adulto con quello infantile. Dobbiamo sostituire la visione classica del modello adulto (“io so, tu non sai”) con quel sano e poco comune esercizio di empatia.

L’elemento principale nell’educazione è il nostro sguardo, vale a dire il modo e il punto di vista che assumiamo per rapportarci ai nostri figli. Possiamo distinguere due tipi di sguardo per riuscire a individuare i modi in cui ci rapportiamo a nostro figlio: quello verticale e quello orizzontale.

Con gli occhi di un bambino. Bambini che giocano con un aereoplanino di cartone.

Sguardo verticale

Questo tipo di sguardo fa riferimento al modo in cui l’adulto gestisce lo sviluppo evolutivo del bambino dall’alto. Il concetto alla base è quello di “insegnare al bambino perché non sa“.

Ad esempio: dormire da soli, anche se piangono chiamando la mamma; mangiare tutto, anche quando non sono pronti; condividere, anche quando non è ancora giunto il momento di socializzare..

Questa tendenza a “insegnare” tutto, persino le funzioni naturali del bambino, quelle delle quali si occupano i suoi meccanismi di autoregolazione, indica che non conosciamo il suo ritmo di maturazione né la sua capacità di autoregolazione.

Sguardo orizzontale

Questo tipo di sguardo è quello che educa a vivere l’infanzia con rispetto ed esercizio di empatia nei confronti del suo processo di maturazione. In questo caso, l’adulto si pone al pari del bambino e lo accompagna nella sua crescita, con gli occhi di un bambino.

Guardare con gli occhi di un bambino significa capire e sentire insieme al bambino.

-Francesco Tonucci, psicopedagogo e disegnatore italiano-

Se gli diamo un’educazione filtrata dallo sguardo infantile rimarremo a osservare il momento il cui sarà pronto a dare inizio al suo sviluppo educativo, evitando di forzarlo a raggiungere obiettivi per i quali non è pronto.

Esigenze dei bambini vs esigenze degli adulti

Fino al raggiungimento dei 3 anni di età, i bambini non capiscono le spiegazioni razionali. Fino a quel momento si aspettano da noi nient’altro che una risposta alle loro esigenze, per percepire che la vita, al nostro fianco, è sicura.

In questo senso il punto chiave per conoscere le loro esigenze emotive e vitali è agire con pazienza, rispetto e dando loro il nostro sostegno emotivo; insomma, tutto ciò di cui hanno bisogno nei primi sei anni di vita. Proprio in questo fase prende forma il loro carattere e si rafforzano i loro legami.

Con gli occhi di un bambino: differenza tra le esigenze del bambino e quelle dell’adulto

I bisogni dell’età adulta e quelli dell’infanzia sono agli antipodi per un motivo semplice: la differenza in termini di maturità. I bambini sono piccoli e non hanno ancora la maturità che noi adulti abbiamo già raggiunto.

Mamma e figlio che giocano in un prato.
  • I bambini hanno bisogno di dipendere da noi per crescere. Noi abbiamo bisogno che crescano prima possibile perché raggiungano una certa indipendenza.
  • Loro hanno bisogno di mamma o di papà per addormentarsi e sentirsi, così, più sicuri. Noi, invece, abbiamo bisogno che imparino a dormire da soli.

Inoltre..

  • I piccoli hanno bisogno di giocare senza sosta, perché è il loro modo per imparare a vivere. Noi, abbiamo bisogno di riposare dopo una giornata di lavoro.
  • I nostri figli hanno bisogno di parlare in continuazione e hanno bisogno che noi ascoltiamo le loro paure. Noi, invece, abbiamo bisogno di un po’ di silenzio dopo una dura giornata di lavoro.

Potremmo andare avanti e notare che le esigenze delle due parti sarebbero sempre opposte e, a volte, inconciliabili. Questo perché loro vivono dal punto di vista del piacere, hanno bisogno di stare bene e di sentire che le loro esigenze vengono soddisfatte, mentre noi viviamo dal punto di vista del dovere.

Tuttavia, non possiamo dimenticare che per aiutarli a crescere in salute e sicurezza, i bambini hanno bisogno di soddisfare i propri bisogni emotivi: quando piangono, hanno bisogno che i genitori ascoltino i loro pianti, che abbiano un contatto fisico con loro e che venga rispettato il loro ritmo di maturazione.

La forza o la debolezza dell’io del bambino dipende dalla capacità del suo tutore di rispondere adeguatamente all’assoluta dipendenza del bambino nelle sue prime fasi della vita.

-Donald Woods Winnicott-

Il fatto che i nostri figli diventino in futuro adulti ragionevoli e solidali dipende dalla nostra capacità di educarli con gli occhi di un bambino. E possiamo riuscirci mettendoci nei loro panni, rispettando i loro ritmi di crescita. In questo modo, potranno crescere come bambini sani e felici.


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