L'importanza del pianto nei bambini

L'importanza del pianto nei bambini
María José Roldán

Scritto e verificato lo pedagoga María José Roldán.

Ultimo aggiornamento: 14 marzo, 2023

Quando i bambini sono ancora piccoli, i genitori sono abituati al loro pianto, perché sanno che si tratta di una cosa assolutamente normale nel corso dello sviluppo. Fino a una certa età, i bambini non hanno altro modo per mostrare le proprie emozioni o far capire agli adulti che li circondano quali sono le loro necessità fondamentali che vanno soddisfatte.

È molto importante che i bambini possano piangere. Che cosa accade, allora, quando piangono anche i bambini che sono un po’ più grandi?

I bambini piangono quando hanno bisogno di esprimere delle emozioni

Che i bambini piangano è la cosa più normale e naturale che possano fare. Anzi, il pianto non è qualcosa che deve essere represso, ma va interpretato come la necessità del bambino di mostrare le proprie emozioni.

Quando un bambino è piccolo non dispone ancora delle competenze necessarie per mostrare le sue emozioni negative (ira, rabbia, tristezza…). Il pianto è una maniera di mostrare queste emozioni e incanalare, così, i sentimenti che le generano.

I piccoli, però, devono imparare che le emozioni vanno comprese. È compito dell’adulto, quindi, far capire loro cosa sta succedendo, per quale motivo piangono e dare un nome alle emozioni. In questo modo i bambini saranno in grado di comprendere perché piangono e di controllare meglio le loro reazioni e i loro comportamenti futuri.

Ma… attenzione! Insegnare ai bambini a capire le proprie emozioni non significa proibire che le esprimano.

L'importanza del pianto nei bambini risiede nella loro necessità di esprimere le proprie emozioni

Il pianto è una maniera salutare di esprimere le emozioni forti

Anche noi adulti ricorriamo al pianto per esprimere tristezza, disperazione o ira. Le lacrime sono un mezzo per liberare le emozioni, ed è noto che sopprimere le emozioni non è una cosa salutare. Al contrario, può provocare numerosi problemi psicologici.

Ai genitori può risultare piuttosto fastidioso sentire i figli piangere. È un suono che spezza loro il cuore. Dovete tenere presente, però, che, proprio come accade agli adulti, il pianto è una maniera salutare di esprimere e liberare le emozioni forti.

Bisogna fare attenzione al modo in cui reagiamo di fronte al pianto dei figli. È  necessario comportarci nella maniera adeguata per assicurare loro un corretto sviluppo sociale e per evitare che la loro autostima non rimanga danneggiata.

Non bisogna proibire il pianto a nessuna età

Il pianto è una reazione naturale dell’essere umano, che serve a esprimere e incanalare le emozioni. Di conseguenza, non bisogna mai (mai!) proibire a un bambino di piangere. L’adulto deve cercare la ragione che provoca il pianto e, con il bambino, trovare la soluzione al suo malessere, sempre attraverso il rispetto, la comprensione e l’empatia.

È un errore pensare che i bambini debbano comprendere come controllare le proprie emozioni imparando a non piangere. Non sarà mai una soluzione, in nessun caso. I bambini devono piangere, perché hanno due anni e fanno i capricci, oppure perché, da adolescenti, hanno qualche problema con gli amici. Il pianto li aiuterà a capire che non stanno bene e che devono cercare una soluzione al loro malessere.

L'importanza del pianto nei bambini risiede nella loro necessità di esprimere le proprie emozioni

Non bisogna mai ignorare il pianto di un bambino

Se i tentativi di un bambino di comunicare le proprie emozioni di ira o tristezza vengono regolarmente ignorati, il piccolo penserà che le sue emozioni non sono importanti (con gravi danni per la sua autostima). Inoltre, non avrà la possibilità di imparare come esprimere a parole i propri sentimenti.

Quando un bambino piange, deve ricevere dall’adulto una risposta adeguata e positiva, così che possa rendersi conto che i suoi sentimenti vengono accettati. Se i suoi sentimenti non sono accettati o vengono ignorati, oppure se il pianto viene addirittura punito, il messaggio che riceverà sarà che l’ira o la tristezza non sono accettati, e che la maniera in cui vengono espressi non ha alcuna importanza (generando, così, un comportamento aggressivo, dovuto al non saper esprimere le emozioni e al non sapere perché questi sentimenti si presentano).

È impossibile che un bambino capisca che un’espressione di tristezza, rabbia o ira può essere accettata, se pensa che i suoi adulti di riferimento rinnegano queste emozioni.

Un bambino può comunicare solo se gli si permette di farlo, così che, nel corso della crescita, possa rendersi conto che i suoi sentimenti vengono valorizzati e avere così abbastanza confidenza con i suoi genitori per poter comunicare ed esprimere quello che gli succede.

Tutti i bambini fanno il possibile a seconda della loro età, la loro esperienza e le circostanze in cui si trovano per poter esprimersi e comunicare nella maniera migliore di cui sono capaci. Hanno bisogno di imparare: quindi, è ingiusto punire un bambino perché tenta di comunicare.


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