Neofobia alimentare: cos'è e come affrontarla

Anche vostro figlio è restio ad assaggiare nuovi alimenti? Questo comportamento si chiama neofobia alimentare. Che altro non è che l'avversione per cibi sconosciuti. Continuate a leggere, vi spiegheremo di cosa si tratta e come affrontarla.
Neofobia alimentare: cos'è e come affrontarla

Ultimo aggiornamento: 24 luglio, 2018

Magari non sanno che si chiama così, ma tutti i genitori conoscono la neofobia alimentare. Si tratta, né più né meno del rifiuto dei bambini di assaggiare nuovi alimenti.  In questo articolo vi descriveremo dettagliatamente questo fenomeno e soprattutto come affrontarlo.

La neofobia alimentare è molto comune in molti bambini di tutto il mondo. Nonostante non rientri nella categoria dei disturbi psichiatrici elaborata dalla American Psychiatric Association (APA), si tratta di un comportamento estremamente frequente.

Possibili cause della neofobia alimentare

Curiosamente, questo comportamento ha a che vedere con un meccanismo primordiale di difesa dell’essere umano. In epoche passate, l’uomo si nutriva di piante, molte delle quali comportavano grandi rischi per la sua vita. Per questo gli uomini primitivi dovevano usare la massima cautela quando le assaggiavano.

Spesso, questo rifiuto nasce da fattori che non hanno nulla a che vedere con i gusti semplici dei bambini piccoli. In molte occasioni, soprattutto a partire dai due anni di età,  questa manifestazione — che non avviene solo per quanto riguarda il cibo— è una esteriorizzazione del desiderio di “indipendenza” dai genitori che i piccoli sentono. Ovviamente non è così. A quella età i bambini hanno dei vincoli di dipendenza molto profondi con i genitori.

Oltre a ciò, l’infanzia è una fase in cui i bambini conoscono nuovi sapori, odori e consistenze. È del tutto logico che molte di queste ultime appaiano loro strane o poco appetibili. Con il tempo, cambieranno idea.

Infine, anche le esperienze negative nel passato possono scatenare la neofobia alimentare. È il caso di quei cibo che provocano al bambino un’intossicazione, per esempio.  Per non parlare di casi estremi, come il soffocamento.

La neofobia alimentare è l'avversione per cibi determinati cibi

Che pericoli può provocare?

La neofobia alimentare può riguardare gruppi alimentari completi, come la frutta o la verdura. Pertanto, può portare a una certa carenza di nutrienti fondamentali che bisognerà integrare.

In questo senso, è essenziale consultare un medico nutrizionista per esaminare le necessità speciali di ogni bambino e trovare una soluzione. Ad ogni modo,  bisogna sottolineare che si tratta di una condizione transitoria. Nonostante si tratti di un disturbo su cui non sono stati realizzati degli studi determinanti, si stima che nella maggior parte dei casi, la neofobia alimentare scompare a partire dai 6-7 anni.

Se non avviene, allora questo rifiuto per alcuni cibi potrebbe diventare un problema serio. Non fosse altro perché il bambino entra nell’età scolare e a scuola non potrà scegliere cosa mangiare come quando è a casa.

Come affrontare la neofobia alimentare?

Come abbiamo detto prima, è del tutto comprensibile che ci sia qualche alimento specifico che al bambino proprio non va giù. Eppure, non per questo deve scartare tutti gli altri alimenti di quel gruppo alimentare. Vale a dire: magari non gli piace la mela, ma questo non significa che vada bene che non mangi frutta.  Anzi, in questi casi si raccomanda di agire nel modo seguente:

1. Dare l’esempio

Dare l’esempio è sempre l’opzione migliore. Se vogliamo che il nostro bambino mangi i broccoli, dobbiamo essere noi i primi a farlo. Al contrario, sarebbe una vera ingiustizia chiedergli di fare qualcosa che noi stessi non siamo disposti a fare. I bambini vedono nei genitori un modello da seguire. Sarà più facile instillare in loro abitudini salutari se vedono che le adottiamo anche noi.

“La neofobia alimentare è molto comune in molti bambini di tutto il mondo; si tratta del rifiuto dei bambini di provare alimenti nuovi.”

2. Siate creativi e pazienti

Non possiamo pretendere di offrire a un bambino un piatto pieno di qualcosa che non ha mai mangiato e dirgli di finirlo tutto.  La cosa ideale è cominciare piano, piano, con piccole porzioni di questo nuovo alimento.

Di fatto, potete cambiare anche il modo di presentarlo perché i piccoli non ne percepiscano la presenza. Per esempio: dissimularlo in una torta, in una minestra o in un hamburger, nel caso del pomodoro o dell’uovo. Con questi piccoli passi, avanzerete sempre più verso il vostro obiettivo.

Allo stesso modo, lo svezzamento con cibi solidi è molto utile per prevenire la neofobia alimentare. Prima un bambino si abitua ad alimenti nuovi, meno fatica farete a inserirli nella sua dieta. 

Le neofobia alimentare riguarda un alimento, non un gruppo di alimenti.

3. Non obbligateli

Quando obblighiamo un bambino a fare qualcosa, l’unico risultato che otteniamo è moltiplicare la sua avversione per quella cosa. Nel caso del cibo, possiamo fomentare un vero e proprio rifiuto verso un alimento che oggi magari non gli piace. La cosa migliore è lasciar passare del tempo e dargli un’altra opportunità più avanti.

Tuttavia, non bisogna neanche sostituire un alimento con uno che gli piace di più. Questo potrebbe creare un’associazione tra un comportamento cattivo e una ricompensa positiva che non farebbe altro che rinforzare la neofobia alimentare.

Infine, è consigliabile rendere i bambini partecipi della spesa e del processo di preparazione dei pasti. Questo, unito a una presentazione gradevole agli occhi contribuirà a superare la neofobia alimentare e a incentivare il piccolo a sperimentare nuovi sapori.


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