Far cambiare scuola al bambino senza il consenso del coniuge

È possibile far cambiare scuola al bambino senza il consenso di una delle due parti? In questo articolo analizzeremo alcuni elementi per conoscere meglio gli aspetti legali di questo cambiamento di scolarizzazione. 
Far cambiare scuola al bambino senza il consenso del coniuge

Ultimo aggiornamento: 24 febbraio, 2021

Una delle decisioni più difficili in un matrimonio è spesso la scelta del tipo di educazione che si vuole per i figli. La maggior parte dei genitori difende con forza le proprie convinzioni e non sempre è facile mettersi d’accordo. Quasi sempre, tuttavia, i due genitori finiscono per cedere così da giungere a un accordo. Quando i genitori si separano o divorziano, questo accordo è a rischio. In questi casi, far cambiare scuola al bambino può essere una decisione molto complicata.

È possibile far cambiare scuola al bambino senza il consenso dell’altro genitore? La soluzione migliore è, come sempre, dialogare, cercare consensi e prendere una decisione comune pensando al benessere del figlio. Purtroppo, però, questo non sempre è possibile.

Uno dei coniugi può far cambiare scuola al bambino senza l’accordo dell’altro?

Quando i genitori sono divorziati, il genitore a cui è stato assegnato l’affidamento può prendere alcune decisioni senza dover consultare l’altro. Si tratta soprattutto di due tipi di decisioni: quelle che riguardano la routine del bambino e quelle da prendere in situazioni di emergenza, per esempio relative alla salute del minore.

Bambino che entra a scuola.

Far cambiare scuola al bambino non corrisponde a nessuno di questi due tipi. Si tratta, infatti, di una scelta che influisce, e non poco, sulla vita del bambino; è molto importante per lui, dunque deve essere presa insieme da entrambi i genitori. È una decisione che richiede il comune accordo dei genitori e nessuno dei due può prenderla in forma unilaterale.

Indipendentemente dal genitore a cui spettano l’affidamento e le cure del bambino, nella maggior parte dei casi gli ex coniugi continuano ad averne la patria potestà condivisa. Questo vuol dire che godono entrambi di una serie di diritti e doveri nei confronti del figlio anche dopo il divorzio.

In genere, tutte le decisioni rilevanti che hanno delle ripercussioni sulla vita del minore devono ricevere il consenso espresso o tacito di entrambi i genitori. Tra queste vi è anche la scelta della scuola del piccolo.

Cosa fare in caso di disaccordo tra i genitori?

Nel caso in cui uno dei genitori decida di far cambiare scuola al figlio e l’ex coniuge non è d’accordo con questa decisione, per prima cosa dovranno fare il possibile per raggiungere un accordo, pensando in primis al bene del bambino. Se ciò non dovesse essere possibile, possono ricorrere a una terza persona di fiducia per entrambi, affinché agisca da mediatore.

Un’altra opzione è lasciare che siano i rispettivi avvocati a negoziare. I professionisti lo faranno escludendo le implicazioni emotive del caso e, dunque, per loro sarà molto più facile giungere a una soluzione. Qualora persista disaccordo tra i tutori, non resterà che chiedere l’autorizzazione giudiziale per far cambiare scuola al bambino.

Procedura legale per far cambiare scuola al bambino senza il consenso del coniuge

Qualora si arrivi alle procedure legali, il genitore che richiede di far cambiare scuola al minore dovrà rivolgersi al tribunale che ha espresso la risoluzione sull’affidamento condiviso. In seguito a ciò, il giudice convocherà entrambe le parti affinché espongano le loro argomentazioni e manifestino tutto quanto ritengono pertinente in relazione al motivo di discrepanza.

Genitore che accompagna la figlia a scuola.

Verrà ascoltato anche il bambino, purché abbia più di 12 anni e sia abbastanza maturo. Il giudice non deciderà in quale scuola dovrà andare il minore e determinerà solo a chi fra i due genitori spetterà la decisione. Dopo aver ascoltato tutte le parti, il tribunale emetterà un mandato tramite cui attribuirà a un genitore la facoltà di decidere sul cambio di scuola.

Sebbene questa procedura dovrebbe essere veloce, affinché il conflitto si risolva con la maggior brevità possibile date le conseguenze emotive e pratiche per il minore, nella pratica non è così. Nemmeno nei casi in cui uno dei genitori ha già preso la decisione in modo unilaterale. Nonostante la teoria sia chiara, in realtà la procedura è lenta e ignora gli interessi della parte che non è d’accordo con la decisione presa.


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