Il parto non è una pena, ma una gioia

Il parto non è una pena, ma una gioia
María Alejandra Castro Arbeláez

Revisionato e approvato da la psicologa María Alejandra Castro Arbeláez.

Ultimo aggiornamento: 27 dicembre, 2022

Il parto non è una pena, ma una gioia. La gioia che si avverte quando arriva una notizia che si aspettava da tanto tempo e alla quale ci siamo preparate, forse anche tutta la vita. Con la nascita di un figlio non si dimenticano quei forti dolori. Ma la  gioia del parto, la soddisfazione che si prova ad accogliere, per la prima volta, una creatura amata è più grande di qualsiasi altra cosa.

Il parto: le emozioni che si provano

La felicità causata dal parto può essere paragonata a pochissime cose, anzi a nessuna.

Al mondo non esiste emozione più grande di questa. La vincita di un premio, la laurea o il matrimonio con l’uomo o la donna dei nostri sogni non sono paragonabili.

Se partorire un altro essere umano, sangue del nostro sangue, è un’esperienza intensa, lo è anche la sofferenza provocata dalle contrazioni che durano ore. Sembra quasi che l’orologio si fermi e che il sollievo non arrivi mai, come se fosse irraggiungibile.

Il parto è un crogiolo di emozioni contrastanti, poiché dolore e gioia ne fanno parte in maniera uguale.

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Il parto non è una pena

Se la donna non partorisse con dolore e non sentisse tutta quella agitazione nel petto, forse il parto non sarebbe un evento così grande e nemmeno gli attribuiremmo tutta questa importanza.

I ricordi più vividi degli esseri umani sono quelli legati a situazioni limite. Queste possono indurre gioia, tristezza o dolore.

I momenti noiosi non li ricorda nessuno. Infatti il cervello “registra” solo ciò che è realmente significativo, ciò che ha lasciato il segno perché intenso.

Se il parto fosse così, forse sarebbe davvero una pena. La progenie degli homo sapiens nascerebbe come i frutti degli alberi, germogliando ovunque senza suscitare emozioni.

La gioia del parto

Il momento in cui la gravidanza di una donna arriva al termine e inizia la vita di una nuova creatura, si sprigiona una gioia inimmaginabile. Questo è il parto.

La donna si prepara a questo momento da mediamente 40 settimane e viene assistita da infermieri e dottori che prescrivono medicinali (se ce n’è bisogno).

È il culmine del nervosismo, della disperazione e dell’estasi. Queste sensazioni sono condivise anche dalla famiglia che attende fuori dalla sala parto.

Anche se è la mamma la prima a vedere il figlio, o i figli, la famiglia rimane all’erta ed è ansiosa di avere notizie dall’ostetrica:

“È andato tutto bene. Pesa 3 chili e 600 grammi”.

Queste poche ma precise parole causano tutto un turbinio di emozioni.

Il padre viene festeggiato e, assieme a lui, nonni, zii, cugini e i parenti al completo celebrano con gioia l’arrivo del nuovo membro in famiglia.

L’incertezza e la felicità della nascita

Solitamente, il momento del parto suscita paura nelle donne.

Colei che partorisce per la prima volta teme le incertezze legate a questo istante. Inoltre, il timore cresce anche grazie alle opinioni e ai racconti delle altre donne:

“Il dolore non è paragonabile a nient’altro”.

“Ho avuto le contrazioni per 10 ore prima che mio figlio nascesse”.

“La cosa peggiore è che dopo 24 ore di travaglio non mi ero ancora dilatata e hanno dovuto farmi il cesareo”.

bebè che dorme nel calco del pancione

Le donne che già ci sono passate, sanno cosa accadrà. La paura sarà proporzionata ai dolori del parto precedente.

Comunque sia, le primipare, le donne che hanno avuto un parto più semplice e quelle che invece lo hanno avuto più doloroso hanno una cosa in comune:

“Nel momento in cui vedi quella creatura speciale che respira e piange per la prima volta, i tuoi occhi vedono solo lei”.

Il timore, il nervosismo e il sudore spariscono completamente.

Quando nasce un figlio è un enorme sollievo, è fantastico. All’improvviso ci si rilassa come mai nella vita e ci si sente invase da un misto di sorpresa, alienazione e gioia che è impossibile descrivere a parole.


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