Lasciare che il bambino pianga tutta la notte?

Tutti i bambini piangono quando hanno bisogno di attenzione. Lasciarli da soli a disperarsi, alla lunga può provocargli degli importanti danni emotivi e persino fisici.
Lasciare che il bambino pianga tutta la notte?

Ultimo aggiornamento: 17 ottobre, 2020

Quando il suono del pianto irrompe durante la notte e sveglia i genitori, molti si domandano se sia giusto oppure no lasciare che il bambino pianga. A questo proposito, i pareri in merito sono i più disparati, sia da parte degli specialisti in quest’area che da parte dei genitori stessi.

Sebbene ci sia chi consiglia di lasciare che il bambino pianga fino a quando non si sarà stancato, in modo che si calmi da solo, c’è anche un enorme numero di esperti che segnala i danni di questa scelta educativa, sia a breve che a lungo termine. A seguire, ripercorreremo insieme quali sono i motivi per i quali non va bene lasciare che il bambino pianga.

Lasciare che il bambino pianga: si o no?

Durante il primo periodo della sua vita un essere umano dispone solo del pianto per poter comunicare. Vale a dire che il suo linguaggio sarà unicamente associato al pianto. Piangerà per esprimere le proprie paure, il suo bisogno di affetto e di attenzioni. Il pianto indicherà ai genitori se ha sonno, fame, se prova qualunque situazione di disagio, oppure se ha semplicemente bisogno di affetto.

Lasciare che il bambino pianga. Neonato che piange.

Le conseguenze di lasciare che il piccolo pianga

Lasciare piangere un bambino fa male alla sua salute, persino a livello emotivo, visto che la sensazione di solitudine e la mancanza di attenzioni comportano lo sviluppo dei più disparati tipi di paura e, successivamente, a possibili problemi di ansia, di mancanza di fiducia e, in generale, di insicurezza.

La paura del buio o della solitudine possono danneggiare lo sviluppo sociale del bambino durante la sua crescita.

Quando un neonato non viene aiutato, non si sente protetto; si sente solo, abbandonato, per cui piange sempre più per richiamare l’attenzione dei suoi genitori. Per quanto strano possa sembrare, si tratta di un meccanismo di sopravvivenza: senza mamma e papà non c’è assistenza e senza quest’ultima non c’è vita (perché è impossibile che il neonato si occupi di se stesso).

È stato scoperto che quando un neonato è sottoposto a molto stress il suo cervello libera dosi eccessive di un ormone che prende il nome di cortisolo (meglio conosciuto come “ormone dello stress”), che può arrivare a danneggiare le sinapsi tra i neuroni.

I picchi e i crolli ormonali che hanno luogo in momenti di stress estremo possono danneggiare la salute del neonato. Di conseguenza, lasciare che il piccolo pianga non è l’opzione più indicata.

Neonato che piange.

Ci sono altri modi per intervenire sui capricci

Nessun neonato piange senza un motivo, e ancor meno piange per capriccio. Ora, durante i primi anni di vita potrebbe succedere che il bambino capisca che può ricorrere al pianto per ottenere quel che vuole. È in quel momento che i genitori devono preoccuparsi di educarlo, affinché capisca poco per volta che i capricci non hanno alcuna utilità per lui e che deve imparare a comunicare in modo adeguato.

Man mano che crescerà, il piccolo dovrà abituarsi al fatto che non tutto è associato alla soddisfazione del momento e svilupperà piano piano la pazienza e altre qualità necessarie per convivere in casa con il resto della famiglia.

In sostanza, quando un neonato piange, sente il bisogno di sentirsi accudito, sicuro e amato dai suoi genitori. Di conseguenza, è fondamentale prestargli le cure e le attenzioni di cui ha bisogno per crescere sano e felice. Lasciarlo piangere non è certo l’opzione migliore.


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