Essere madre di un bambino con difficoltà di attenzione

Molto probabilmente non è la prima volta che sentite nominare la sigla ADHD. Ultimamente, infatti, si parla molto del Disturbo da Deficit di Attenzione, con o senza Iperattività. Quali conseguenze comporta essere madre di un bambino con difficoltà di attenzione?
Essere madre di un bambino con difficoltà di attenzione
Ana Couñago

Scritto e verificato la psicologa Ana Couñago.

Ultimo aggiornamento: 04 gennaio, 2023

In pieno XXI secolo, siamo abituati a essere costantemente esposti a un gran numero di informazioni del tutto irrilevanti per la nostra sopravvivenza. I piccoli della nostra società devono imparare, fin dai primi anni di vita, a convivere con diversi stimoli appariscenti e che possono far perdere loro l’attenzione e la concentrazione. Di conseguenza, non è difficile rendersi conto che è sempre più frequente essere madre di un bambino con difficoltà di attenzione.

Queste madri devono compiere uno sforzo ulteriore per riuscire a comprendere e sostenere il proprio figlio, cercando le informazioni necessarie per riuscire a soddisfare correttamente tutte le sue necessità.

Che cosa sono le difficoltà di attenzione?

Quando un bambino presenta difficoltà di attenzione significative e invalidanti, si dice che presenta un Disturbo da Deficit di Attenzione. Si tratta di un disturbo dello sviluppo che rappresenta un modello di comportamento persistente, caratterizzato da inattenzione, disorganizzazione e dalla possibile comparsa di iperattività e impulsività.

spesso le difficoltà di attenzione sono associate a un disturbo dell'iperattività

Secondo la quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), perché possa essere confermata una diagnosi di deficit di attenzione, il bambino deve presentare almeno sei dei seguenti sintomi di disattenzione per un periodo di almeno sei mesi e in modo frequente:

  1. Non presta sufficiente attenzione ai particolari e commette errori nei compiti scolastici dovuti a trascuratezza.
  2. Presenta difficoltà nel mantenere l’attenzione mentre svolge compiti o attività ludiche o ricreative.
  3. Quando gli si parla direttamente, sembra che non ascolti.
  4. Non segue le istruzioni ricevute e non porta a termine i compiti scolastici.
  5. Presenta difficoltà nell’organizzare i compiti e le attività.
  6. Evita, è infastidito o si mostra poco entusiasta nell’intraprendere lo svolgimento di compiti che richiedano uno sforzo mentale sostenuto.
  7. Perde cose necessarie per lo svolgimento di compiti o attività.
  8. Si lascia distrarre facilmente da stimoli irrilevanti.
  9. Dimentica o trascura le attività quotidiane.

Essere madre di un bambino con difficoltà di attenzione

Al giorno d’oggi sono molte le madri che hanno bambini con difficoltà di attenzione, ma non c’è alcun bisogno di allarmarsi. Bisogna limitarsi ad accettare la situazione e aiutare il piccolo nella sua vita quotidiana, mettendo in pratica una serie di semplici regole educative e pedagogiche, in modo che il piccolo possa affrontare i propri problemi e avere un corretto sviluppo evolutivo.

Strategie per aiutare vostro figlio

Le difficoltà di attenzione e disorganizzazione possono fare sì che il bambino non riesca a continuare a svolgere i propri compiti, oppure che sembri non ascoltare o che perda continuamente oggetti. Questo tipo di azioni può contribuire alla comparsa di diversi problemi di:

Se avete un figlio con difficoltà di attenzione, dovete aiutarlo ad alleviare questi problemi seguendo una serie di regole, come quelle che vengono descritte nelle righe che seguono.

esistono diverse strategie comunicative che possiamo adottare con un bambino che presenta difficoltà di attenzione

Da una parte, una misura fondamentale che deve essere presa consiste nel creare in casa un ambiente strutturato e ordinato nel quale il bambino possa seguire alcuni orari e abitudini di routine. D’altra parte, bisogna proporgli giochi e attività che stimolino la sua concentrazione, come:

  • Puzzle.
  • Storie.
  • Labirinti.
  • Blocchi per le costruzioni.
  • Schemi di parole intrecciate.

Allo stesso modo, quando giunge il momento di parlare con lui, porgli una richiesta o dagli un ordine, bisogna impiegare una comunicazione chiara e diretta. A questo scopo, conviene:

  • Chiamare il bambino con il suo nome quando è vicino e rivolgersi a lui guardandolo negli occhi e adottando un tono di voce delicato.
  • Spiegargli le istruzioni in modo chiaro e preciso. Se è necessario, chiedergli di ripetere ciò che è stato detto, per verificare che lo abbia compreso correttamente.
  • Utilizzare frasi brevi e dirette e fornire le istruzioni una alla volta, senza contraddizioni.
  • Quando si presentano richieste, mantenere una distanza prudente ed evitare il contatto fisico.

Infine, è importante notare che, quando il piccolo svolge i propri compiti e dimostra un buon comportamento, bisogna applicare il rinforzo positivo, attraverso l’impiego di complimenti, abbracci, baci o qualunque gesto affettivo. In questo modo il bambino si sentirà soddisfatto e, probabilmente, tornerà a ripetere i comportamenti desiderati.


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  • American Psychiatric Association. (2013). Manual diagnóstico y estadístico de los trastornos mentales-DSM 5. Barcelona: Editorial Médica Panamericana.
  • Corral, P. (2011). La hiperactividad infantil y juvenil. En M. I. Comeche y M. A. Vallejo (Ed.), Manual de terapia de conducta en la infancia (cap. 13, pp. 519-549). Madrid: Dykinson.

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