Virus HPV: come prevenirlo?

Il virus HPV è una malattia a trasmissione sessuale che può avere conseguenze terribili. Scoprite come prevenirla e curarla.
Virus HPV: come prevenirlo?
Ana Couñago

Revisionato e approvato da la psicologa Ana Couñago.

Ultimo aggiornamento: 04 gennaio, 2023

Il virus HPV è un disturbo silenzioso ma molto dannoso. Si tratta di un bacillo di alta prevalenza, ma con scarse manifestazioni, e che purtroppo è associato al cancro del collo uterino.

Si tratta della malattia a trasmissione sessuale più comune al mondo. Raggiunge circa le 660 milioni di persone infette a livello globale. Gli specialisti indicano che almeno la metà del pubblico sessualmente attivo contrarrà il virus HPV, in un dato momento della sua vita.

Fortunatamente, una grossa quota delle infezioni occasionate dal Virus del Papilloma sparisce da sé. Tuttavia, in sporadici casi in cui il virus permane, questo disturbo può risultare in gravi e complessi problemi di salute.

Ma cos’è il virus HPV e quali sono i suoi sintomi? C’è il modo per prevenirlo? Qual è la sua cura e perché è così importante informare la popolazione intorno a questo male che affligge la società?

Scoprite le risposte e divulgate questo articolo di enorme importanza per uomini e donne di tutto il mondo.

Tipi di virus HPV

Secondo le innumerevoli indagini scientifiche elaborate intorno a questa preoccupante malattia. Esistono più di 100 tipi di virus in grado di generare il virus HPV, alcuni dei quali potranno trasformarsi in casi di cancro. Questo perché, non eseguendo il controllo e il trattamento adeguato, evolvono col passare del tempo.

Infatti, secondo le statistiche del 2008, i diversi tipi di Papilloma virus hanno provocato, a livello mondiale, circa 610 mila di casi di cancro l’anno. Di questi, circa 530 mila localizzati nel collo dell’utero, 24 mila nella zona anale, 22 mila nella faringe, 12 mila nella vulva, 11 mila nel pene e 9 mila nella vagina.

Tuttavia, è bene chiarire che esistono di base due tipi di virus HPV: a basso rischio e ad alto rischio. I ceppi del virus a basso rischio causano solo verruche nella zona genitale o anale e tendono a sparire da soli.

Tra questo gruppo più “lieve”, si inseriscono i virus di tipo 6 e 11, i quali, in genere, sono i responsabili del 90% dei casi in cui si presentano le verruche genitali sia negli uomini che nelle donne. Perché questo virus non discrimina sesso né età.

Virus HPV

A loro volta, gli altri tipi di HPV genitale sono direttamente associati con tumori maschili e femminili. Per cui si considerano “ad alto rischio”. Tra questi, quelli che più spesso sono associati alle malattie oncologiche al collo uterino sono i sottotipi 16 e 18.

Papilloma: come diagnosticarlo?

In genere, l’HVP non presenta sintomi, salvo se si tratta di un sottotipo in grado di causare conseguenze esterne, come verruche genitali. Pertanto, questo virus è molto difficile da diagnosticare.

Nelle donne, il microbo infetta il tratto genitale inferiore, cioè vulva, vagina, collo dell’utero e zona perianale. Mentre, anche se la percentuale di infezione nei maschi è minore, quasi 30 tipi di HVP infettano la zona genitale. Questi provocano lesioni al glande, al prepuzio, al corpo del pene, uretra e zona perianale.

Per questo motivo, sia i medici che i ricercatori raccomandano caldamente di fare almeno una visita ginecologica annuale. In tal modo, si valutano le opzioni più tradizionali di diagnosi preventiva di questa pericolosa condizione.

Per individuare la malattia, si prescrivono due analisi, che si effettuano simultaneamente: il pap test e la colposcopia. Il primo permette di rilevare l’HVP nel collo dell’utero osservando cellule anomale. Il secondo offre informazioni complementari e identifica le lesioni.

Tuttavia, oggi esistono anche altre tecniche molto innovative. Con queste si può conoscere la tipizzazione individuale del virus, come la reazione nella catena della polimerasi. In quest’ultima, si estrae la secrezione dell’utero e si analizza il tessuto estratto.

Come prevenire il virus HPV?

Il virus HPV si trasmette per lo più durante i rapporti sessuali vaginali e anali. Oppure anche tramite il sesso orale e lo sfregamento dei genitali. In questo caso, le preferenze sessuali non importano, perché si trasmette sia tra coppie eterosessuali che omosessuali, anche senza presentare segni né sintomi. Gli esperti segnalano che la forma migliore per prevenire il contagio è vaccinarsi. Al momento, esistono due vaccini. Entrambi offrono protezione contro i tipi di virus che causano il cancro al collo dell’utero, vagina e vulva. Tuttavia, solo uno di quelli è in grado di prevenire i bacilli responsabili delle verruche genitali.

L’importanza di questi vaccini immunogenici è che producono anticorpi contro il virus HPV in chi se li somministra. Il programma di vaccinazione consiste in tre dosi. Le controindicazioni sono eventuale allergia a qualcuno dei componenti dell’iniezione o in caso di gravidanza. In questi casi, bisogna sospendere il programma di vaccinazione.

Allo stesso tempo, i metodi alternativi per prevenire il virus HPV non sono tanto efficaci come i vaccini. Considerare i loro fattori di rischio può essere altrettanto di grande aiuto. In questo caso, le raccomandazioni puntano alle precauzioni durante i rapporti intimi.

I medici consigliano l’uso di profilattici, avere coppie stabili o limitare il numero di compagni sessuali. In tal modo si può ridurre il rischio di contrarre questa malattia e le sue terribili conseguenze.

Ho il virus HPV, qual è la cura?

Sia l’HPV che il conseguente cancro al collo dell’utero si possono prevenire. Ma occorre fare visite ginecologiche frequenti e vaccinazione. Perché questa infezione causa, a livello mondiale, 500 mila casi di cancro alla cervice l’anno. Di questi, 300 mila decessi.

In una grande percentuale di casi, la lesione prodotta dal virus tende a ritirarsi e a sparire spontaneamente. Tuttavia, è necessario curarla e tenerla sotto controllo, perché non si trasformi in qualcosa di peggio. Ecco quali sono i trattamenti per le lesioni da virus HPV:

  • Medicazioni. Si effettuano di solito una volta a settimana, applicandosi sostanze in grado di cauterizzare la zona.
  • Crioterapia. È un trattamento unico, non richiede anestesia e implica la rigenerazione del tessuto, che prende circa un mese.
  • Laser. Si tratta di un intervento chirurgico, ma senza fase post-operatoria.
  • Asportazione LEEP. Consiste in un’altra tecnica effettuata in sala operatoria, dove si estirpa il tessuto. Su questo, si pratica un’analisi istologica per la diagnosi. In questa opzione, si richiede l’anestesia, che può essere locale o generale, a seconda dei casi.

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.