È possibile essere una buona madre senza trascurare la crescita professionale?

È possibile essere una buona madre senza trascurare la crescita professionale?

Ultimo aggiornamento: 28 dicembre, 2022

Alcune persone pensano che essere una buona madre e una brava professionista allo stesso tempo sia un’utopia. Pertanto, ritengono che sia inammissibile raggiungere il successo in entrambi gli aspetti contemporaneamente e comprendono che una volta madri, la crescita professionale è sospesa fino a nuovo avviso. Per questo ci sono donne che scelgono di rimandare questa fase il più a lungo possibile o semplicemente di non attraversarla, per paura di perdere terreno in ambito professionale.

D’altra parte, c’è chi crede che avere un figlio non significhi trascurare se stesse come professioniste e che entrambi i campi possano sostenersi vittoriosamente. Tuttavia, a buona parte delle persone che si avventurano nella maternità in pieno sviluppo professionale, si pone la tipica domanda: è possibile essere una brava madre senza trascurare il lavoro?

Maternità e crescita professionale: due forme di auto-richiesta

È ovvio che diventare madre implica fare un salto di qualità difficile da evitare. Avere un figlio molto probabilmente farà girare la vostra vita di 180 gradi. Bene, ora c’è una creatura che dipende in gran parte da voi. È allora che fioriscono tutte le paure, le insicurezze e le esigenze personali, ma anche culturali.

Sebbene sia vero che nell’immaginario sociale la concezione del ruolo della madre è cambiata negli ultimi anni, una serie di miti legati alla maternità continua ad essere valida ancora oggi. Purtroppo, questi funzionano come indici che misurano il grado di efficacia rispetto agli obiettivi e ai traguardi che le persone dovrebbero raggiungere per classificarsi come buone o cattive madri.

Così come l’esercizio della maternità comporta un carico di aspirazioni e aspettative proprie o altrui, anche lo sviluppo professionale comporta determinate pressioni.

Che la maternità impedisca la crescita professionale è un mito

La maternità è spesso percepita come un ostacolo quando si tratta di raggiungere il successo professionale. Ciò è dovuto al fatto che avere un figlio è associato alla riduzione della libertà e alla mancanza di controllo sul progetto di vita personale.

Tuttavia, questa convinzione è messa in discussione a livello discorsivo e attitudinale. Attualmente, molte donne tornano al lavoro poco dopo il parto con totale orgoglio per se stesse. Inoltre, lungi dall’interrompere la crescita lavorativa, diventare madre può aumentare la motivazione in tutti gli aspetti della vita.

In ogni caso, sebbene la maternità non debba essere una barriera a livello professionale, può comportare la necessità di ridisegnare le priorità. In altre parole, la conciliazione tra maternità e professione dipende esclusivamente dalle decisioni che ogni persona prende. In nessun caso devono essere determinati in base a criteri esterni. In questo senso nessuno tranne voi può classificarvi come buone o cattive madri e come buone o cattive professioniste.

Si può essere una buona madre e una professionista valutando il proprio punto di vista

La rilevanza del ruolo materno nell’educazione di un figlio è innegabile. Tuttavia, la convinzione che una madre debba stare con il suo piccolo a tempo pieno è uno dei tanti mandati sociali che ci sono in questo senso.

In fin dei conti si tratta di distaccarsi dalle esigenze culturali che indicano come essere madre, donna, professionista o persona. Allo stesso tempo, dovete ascoltare voi stesse e cercare di rispondere ai vostri bisogni e desideri. Volete dedicarvi esclusivamente alla genitorialità? Va bene. Preferite integrare la maternità con la vostra carriera professionale? Va sempre bene.

In quest’ultimo caso, oltre ad organizzarsi, è importante privilegiare il tempo di qualità rispetto alla quantità di momenti condivisi con il proprio bambino. Questo è essenziale per ridurre il senso di colpa quando si esce per lavoro o studio.

“La madre o la futura mamma si sente sotto pressione, perché da un lato lo sa
deve essere “una brava madre” e deve dedicarsi alla cura del figlio e, dall’altro,
sentono l’urgente bisogno di godersi la propria vita personale e la propria carriera
professionista di successo. Insomma, la madre che lavora fuori casa si trova di fronte allo stereotipo della cattiva “madre” dal momento che non può provvedere direttamente a tutti i bisogni dei suoi figli”.

– Vazquez, E. –

crescita professionale
Prima di trascorrere la maggior parte del tempo con tuo figlio, è più importante che quei momenti siano di qualità per il bambino.

Essere una buona madre senza trascurare la crescita professionale è possibile

Una donna, qualunque cosa faccia, dovrà far fronte ad esigenze tuttora vigenti del tutto contraddittorie: se si dedica esclusivamente alle faccende domestiche o alla cura dei figli, una parte della società la etichetta come improduttiva o sottomessa. D’altra parte, se sceglie di integrare la maternità con la sua carriera professionale, non pochi la etichetteranno come una cattiva madre a causa dei miti associati.

In questo senso essere una buona madre senza trascurare la crescita professionale sarà possibile nella misura in cui ogni donna sarà capace di mettere in discussione le proprie convinzioni e abbattere i pregiudizi che sono dentro di noi, pur non essendone veramente consapevoli.


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  • Solé., C y Parrella, S. (2004). “«Nuevas» expresiones de la maternidad. Las madres con carreras profesionales «exitosas»”. Universidad Autónoma de Barcelona. RES nº 4 (2004) pp. 67-92.
  • Vázquez, E. (2000). “Demografía y cambios culturales”. En VV.AA. Las Representaciones de la Maternidad, Madrid, UAM.

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