Chiavi per essere mamme con una grande intelligenza emotiva

Ultimo aggiornamento: 26 agosto, 2017

È ormai superata l’idea che esistano solo due modelli educativi, quello autoritario e quello permissivo. Oggigiorno si deve dare un’importanza particolare ai sentimenti e ai bisogni del bambino, usando l’intelligenza emotiva.

Vediamo quali sono le caratteristiche di ciascun modello:

  • Modello autoritario. Vengono stabiliti limiti ferrei e un rigido sistema di regole. Il controllo sui bambini è forte, basato sulla convinzione che la loro opinione non conta e non va presa in considerazione. Questo approccio genera bambini infelici, insicuri, con scarsa autostima.
  • Modello permissivo. Cerca di trasmettere un maggior senso di accettazione e di incoraggiamento al bambino. Tuttavia, risulta troppo passivo ed incapace di stabilire limiti e norme, così come di affrontare in modo efficace la disubbidienza. Confonde il bambino e rende difficile il suo sviluppo personale, non fornendogli alcuna indicazione sul cammino da seguire.
  • Modello autorevole. I genitori creano un contesto equilibrato e armonioso in cui le regole, espresse in modo chiaro, convivono con un ambiente familiare stimolante. Ciò si traduce nella capacità di orientare il bambino senza esercitare su di lui uno stretto controllo. Inoltre, al bambino viene sempre fornita una spiegazione, in modo tale da farlo sentire partecipe delle decisioni prese.

La nostra massima aspirazione dovrebbe essere valorizzare l’indipendenza dei nostri figli e il loro senso della responsabilità, favorendo l’assunzione di un impegno familiare e sociale. Dovremo appoggiare ed elogiare le loro capacità, per promuovere la fiducia in loro stessi, la loro immaginazione e la loro intelligenza emotiva.

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Sviluppare l’attenzione positiva come base dell’intelligenza emotiva

Come facciamo a sviluppare, nei confronti dei nostri figli, un’attenzione positiva ed emotiva? Qual’è la chiave per diventare mamme con con una grande intelligenza emotiva?

Preoccuparci delle necessità dei nostri figli non vuol dire permettere loro di fare ciò che vogliono. Usare l’intelligenza emotiva significa offrire al bambino il nostro incoraggiamento e appoggio emotivo in modo che sappia riconoscerli.

Significa andare oltre al semplice abbraccio, alle belle parole o al bacio della buonanotte. Dobbiamo, cioè, partecipare attivamente alla vita emotiva dei nostri figli.

Ecco come riuscirci.

Fino ai nove anni

Gli esperti suggeriscono di fissare almeno tre momenti di “tempo speciale” ogni settimana, in cui parteciperemo ai giochi o a qualsiasi altra attività ludica dei nostri figli. Durante questi momenti, dovremo creare un ambiente privo di giudizi, in cui sia palpabile il vostro interesse e la piena accettazione. Per riuscirci:

  • Dobbiamo lodare i nostri figli in modo sincero, preciso e concreto, evitando di adularli. Inoltre è importante che gli elogi si riferiscano alle loro azioni e non alle loro qualità. Ad esempio, sarebbe meglio dire “che gran torre stai costruendo!“, piuttosto che “quanto sei bravo e bello!”. Le etichette vanno evitate, siano esse positive o negative, se non vogliamo che i nostri figli si credano più o meno importanti a seconda dei loro errori o dei loro successi.
  • Cerchiamo di dimostrare interesse verso ciò che fanno i nostri figli partecipando ai loro giochi, descrivendo ciò che vediamo e trasmettendo i sentimenti e le emozioni che siamo in grado di percepire. Possiamo, ad esempio, dire: “Sembra proprio che ti piaccia far scontrare le macchinine, però non sembri arrabbiato, immagino che tu ti stia divertendo…“.
  • Evitiamo di fare domande o dare ordini, limitiamoci ad osservare, riportando ciò che vediamo, senza cercare di assumere il controllo o guidare il gioco.

Dai nove anni in su

A partire dai nove anni, dovremo cercare l’occasione propizia per creare dei “tempi speciali” in cui possiamo osservare i nostri figli senza emettere nessun giudizio e prestare loro tutta la nostra attenzione.

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I pilastri del modello autorevole

È impossibile che i nostri figli sviluppino buone competenze emotive se non li educhiamo con coerenza dando loro tutto il nostro appoggio. Perciò è importante comprendere ed integrare la gestione dei nostri sentimenti, le nostre norme e i nostri valori, in un unico sistema capace di adattarsi alle tappe evolutive del bambino.

A questo scopo, dovremo:

  • Stabilire regole e limiti chiari. Dobbiamo attenerci ad essi e far si che il bambino li rispetti.
  • Avvisare il bambino quando sta iniziando a comportarsi male e dirgli quali aspetti ce lo indicano. Questo fa sí che impari a sviluppare il proprio autocontrollo.
  • Definire i comportamenti positivi e rinforzare la buona condotta con parole e gesti affettuosi. Allo stesso modo, dovremo ignorare quei comportamenti che il bambino mette in atto quando vuole attirare l’attenzione.
  • Parlare delle sue emozioni e favorire la comunicazione emotiva. Le parole rispecchiano solo il 10% della comunicazione emotiva tra noi e i nostri figli. È pertanto indispensabile dimostrare al bambino che le emozioni si manifestano anche attraverso il tono della voce, il linguaggio del corpo, la postura e le espressioni del viso.
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  • Essere comprensivi nei confronti dei sentimenti e delle emozioni dei nostri figli. Se il bambino piange, dobbiamo sapergli trasmettere che siamo consapevoli del suo dolore o della sua ansia. Per questo sarebbe meglio evitare frasi come “Non succede niente, va tutto bene“, perché in questo modo staremmo negando le sue emozioni, mentre lui ha bisogno di sentire che gli siamo vicini.
  • Investire il tempo necessario per spiegare al bambino l’importanza delle aspettative, delle regole e dei valori.
  • Prevenire i problemi prima che si presentino. Dobbiamo saper riconoscere le situazioni e gli atteggiamenti che possono sfociare in una cattiva condotta.
  • Essere fermi quando vengono infrante, intenzionalmente, le regole e i limiti. In questi casi bisogna applicare un castigo adeguato ed essere coerenti con quanto avevamo detto che avremmo fatto.
  • Optare per un castigo adeguato al cattivo comportamento o all’infrazione. Si deve trattare di una punizione che non ci causi sensi di colpa e, in ogni caso, non dobbiamo mai reagire in modo aggressivo.

Educarecon l’intelligenza emotiva

Le punizioni più comuni sono le seguenti.

1. La ramanzina: evitiamo gli atteggiamenti aggressivi, mostriamoci seri e disposti al dialogo, ma risoluti.

2. Le conseguenze naturali: lasciamo che il bambino assuma da sé le conseguenze del proprio comportamento inappropriato. Se perde tempo mentre viene sollecitato a fare in fretta, perché altrimenti perderá lo scuolabus, la conseguenza naturale sarà lasciarlo andare a scuola a piedi e giustificare da solo il proprio ritardo.

Tuttavia bisogna essere cauti quando optiamo per questo tipo di punizione. Non possiamo, ad esempio, permettere che i nostri figli corrano da soli per strade trafficate: i risultati potrebbero essere nefasti.

3. L’angolo: mettere il bambino in una zona neutra, dove non può ricevere nessuna gratificazione, per qualche minuto.

4. Privare il bambino di qualche privilegio: se i nostri figli sono troppo grandi per essere messi in castigo, o questa punizione non ha più effetto, possiamo togliere loro dei privilegi. Ad esempio vietare di guardare la televisione o di giocare con il loro videogioco preferito.

Evitate di privarli di esperienze importanti per loro. Meglio limitare l’orario del rientro quando escono con gli amici che non farli partecipare alla gita di classe.

5. Ipercorrezione: si raccomanda per ottenere un cambiamento rapido del comportamento. Se il bambino entra in casa abbandonando le sue cose per terra e senza salutare, gli si chiederà di uscire nuovamente e di entrare di nuovo, con le dovute maniere, per altre dieci volte.

6. Sistema a punti: per un problema cronico, possiamo stabilire un sistema all’interno del quale i nostri figli accumuleranno punti ogni volta che si comporteranno bene e dimostreranno di aver corretto la loro condotta negativa. In seguito, i punti ottenuti possono essere scambiati con un’attività stabilita in precedenza.

Se saremo in grado di fare nostri questi consigli, riusciremo a trasmettere insegnamenti coerenti che colleghino emozioni, pensieri e comportamenti.

Fonte di consultazione: “How to Raise a Child with a High Eq: A Parents’ Guide to Emotional Intelligence”,  Lawrence E. Shapiro


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